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Sabburchi, puddhica, trenule e Quaremma in fiamme: il Salento e le sue tradizioni per la Pasqua

a cura di Federica Carpentieri – Foto di Andrea Marra

Durante la Settimana Santa il cristianesimo celebra gli eventi di fede correlati agli ultimi giorni di Gesù. Passione, morte in croce e resurrezione il terzo giorno successivo. Anche nella nostra terra ricca di cultura millenaria, in particolar modo nel tacco della penisola pugliese si svolgono una serie di riti legati a vecchie tradizioni religiose e popolari, ricche di fascino, mistero e suggestione.

In quasi tutti i paesi iniziano il lunedì e si protraggono fino al sabato, quando a mezzogiorno il festoso scampanio annuncia la resurrezione di Cristo. Dalla mattina del giovedì le campane sono “ttaccate” (attaccate). Le funzioni religiose sono annunciate dal suono sordo delle “trenule” a volte accompagnate dal suono di un corno. Inoltre si preparano e si allestiscono i sepolcri.

Il tipico piatto ispirato ai Sabburchi, tipico della Settimana Santa.

Un’antica usanza è quella di disporre nelle varie chiese dinanzi ai sepolcri il così detto “piattu pe lu sabburcu”. Un piatto per i Sabburchi formato da grano germogliato al buio, ornato con nastri e immaginette sacre. La sera del Giovedì Santo i fedeli si riversano per le strade per visitare i cosiddetti “Sabburchi”. Secondo tradizione, le chiese e le cappelle sono addobbate con composizioni floreali ed altri simboli.

Molto suggestive sono anche alcune processioni che si tengono il Venerdì Santo, talvolta accompagnate da bande musicali che suonano motivi funerei e strazianti. Una particolare usanza culinaria legata al periodo pasquale è quella di preparare e consumare la “puddhica” con l’uovo sodo. E’ il tipico pane dolce pasquale che delizia sia il palato che lo sguardo. Si narra che la forma a ciambella un tempo serviva ai pastori o ai viandanti per infilarla nel bastone o nel braccio e portarla comodamente con loro durante i lunghi spostamenti.

La comune Quaremma bruciata nel giorno di Pasqua.

Ulteriore elemento di folklore, tornato alla ribalta in diversi paesi salentini, tra cui Porto Cesareo, Leverano, Copertino, è quello della “Quaremma”. Basta sollevare lo sguardo per vederla appesa su alcuni balconi. Con la sua espressione triste e malinconica, quasi a ricordare a tutti che è tempo di penitenza. Per alcuni rappresenta la moglie del Carnevale o la mamma che spunta vestita di nero il mercoledì delle Ceneri. Per altri invece segna l’inizio del periodo della Quaresima.

La Quaremma appesa in Piazza Risorgimento a Porto Cesareo

Un pupazzo ricco di simboli, fatto di stracci e paglia. Nella mano sinistra ha un fuso e la conocchia a testimoniare la laboriosità e la vita che scorre velocemente. Nella destra un’arancia amara, come la sofferenza, nella quale sono infilzate sette penne di gallina. Una per ogni settimana di astinenza che precede la Pasqua, giorno in cui il simulacro viene bruciato, come una sorta di rito di purificazione.

Da Lecce a Leverano, da Porto Cesareo al Capo di Leuca, partecipazione e coinvolgimento emotivo sono alla base di questo periodo pasquale. Un’atmosfera intensa e ricca di spiritualità si accompagna ad elementi visivi e sensoriali che permettono ad ogni cristiano, e non, di vivere quelli che sono usi e costumi della Settimana Santa. Suscitando curiosità in chi non conosce la sua tradizione, e nostalgia in chi è cresciuto con questi riti, che fanno parte della storia popolare del Salento.

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