Settimana Santa a Taranto: fascino e storia in attesa della Processione dei Misteri
a cura di Federica Carpentieri
La Pasqua è ormai vicina… e trascorrerla a Taranto, la città dei due mari, resta un’esperienza indimenticabile. Una tradizione animata da riti cattolici antichi, tramandati da tre secoli. Un coinvolgimento dell’anima e del cuore della città e dei suoi abitanti, ma anche di turisti o semplici curiosi. La Settimana Santa di Taranto inizia ufficialmente la Domenica delle Palme, quando ci si scambiano i ramoscelli d’ulivo. Ha il suo culmine nelle due processioni, quella dell’Addolorata del Giovedì Santo e quella dei Misteri del Venerdì.
Si narra che la nascita delle due processioni risalga al 1703 quando Don Diego Calò ordinò a Napoli le statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata. Una volta arrivate a Taranto furono posizionate in una cappella gentilizia. Da quel momento, e per tutti gli anni a seguire, Don Diego Calò radunò le confraternite per la processione del Venerdì Santo con le due statue alle quali si sarebbero aggiunti, negli anni successivi, altri simulacri raffiguranti i momenti più significativi della Passione e della Morte di Gesù.
Entrambe le processioni sono guidate dal troccolante, il cui compito è quello di chiudere i riti tarantini il sabato mattina. Giunge a nazzecate, un dondolio lento ed esasperato del corpo che è diventato poi passo tipico dei perdune. E’ lui che bussando tre volte con la punta del suo bastone su un’anta chiusa della Chiesa del Carmine, in un’atmosfera commovente e quasi surreale, suggella uno dei momenti più significativi di tutta la processione.
Settimana Santa a Taranto: caratteristiche del Giovedì e Venerdì Santo.
Nel primo pomeriggio del Giovedì Santo inizia il pellegrinaggio nei Sepolcri. I perdoni, in tarantino “perdune”, simboleggiano i pellegrini che si recavano a Roma per avere il perdono da Dio. Escono in coppie, incappucciati e a piedi nudi, percorrendo le vie della città e sostando ad ogni sepolcro. E’ l’ultima coppia dei confratelli che esce dalla Chiesa, detta u serrachiese, quella che ha il compito di “serrare” le chiese.
Quando i confratelli si incrociano con altri sulla strada avviene u salamelicche, una sorta di saluto e riverenza durante la quale i perdoni si tolgono il cappello e avvicinano rosari e medaglieri contro il petto. I perdoni rientrano al Carmine entro la mezzanotte del Giovedì quando, dalla Chiesa di San Domenico, parte la processione della Madonna Addolorata.
La tradizione vuole che all’uscita dalla chiesa, la statua venga salutata con l’esecuzione della Marcia Funebre “A Gravame”. Una dedica ad un giovane musicista della banda scomparso in un tragico incidente sul lavoro. Questa processione si concluderà il pomeriggio del Venerdì Santo per consentire l’inizio della seconda processione, quella dei Misteri. Essa parte dalla Chiesa del Carmine per farvi ritorno alle 7:00 del mattino del Sabato Santo: in questa sfilano le statue rappresentanti la passione di Gesù.
La conclusione del Sabato Santo e quel velo di malinconia…
Curiosità è che il troccolante della processione dei Misteri viene incappucciato solo dopo aver varcato il sagrato della Chiesa del Carmine e successivamente gli viene anche messo il cappello. La mattina del sabato, nei perdune ed anche nella gente, aleggia un velo di malinconia unito alla commozione, nella consapevolezza che i riti della Settimana Santa stanno giungendo al termine. L’ultima nazzecata è il simbolo della fine di queste processioni, ed il ritorno alla vita di tutti i giorni…
L’arrivederci ad un evento davvero singolare nel quale gli abitanti di Taranto mostrano il loro vero volto, coraggiosi, fieri di tanta bellezza ed originalità, nel rispetto di una tradizione così suggestiva. Così, a chi non ha mai vissuto questa esperienza tra il mistico e il visionario, verrebbe di suggerire, riprendendo un famoso detto: “Natale con i tuoi, Pasqua a Taranto“.