Campanile del Duomo di Lecce, la storia di una città
a cura di Mario Cazzato – “Lecce svelata – Barocco, segreti e misteri” 2023
La storia del campanile del Duomo di Lecce può essere letta come la storia della città. Come dopo il periodo messapico – romano le notizie certe e non frammentarie risalgono al periodo normanno, così per il campanile la prima attestazione documentata consiste in un’epigrafe dispersa del 1114. Viene affermato che la cattedrale fu ricostruita quell’anno dal vescovo Formoso. Il campanile invece fu elevato allo stesso tempo grazie alla munificenza di Goffredo II, conte normanno di Lecce.
Un’antica tradizione vuole che la struttura del campanile replicasse, per espresso volere del conte, la stessa forma e figura della torre dove visse e fu rinchiusa Sant’Irene, allora protettrice della città. Forma che consisteva in “cinque appartamenti l’un sopra l’altro con una real corona alla sommità”. Ma nel 1230 un’armata di mercenari saraceni che stanziava in città sotto il comando di Manfredi, figlio dell’imperatore svevo Federico II, nottetempo rovinò le fondamenta della cattedrale provocandone il crollo insieme al campanile.
Tuttavia, quello stesso 1230, il vescovo Roberto Voltorico riedificò cattedrale e campanile, come si ricavava da un’altra epigrafe dispersa, quest’ultimo “della medesima figura e grandezza di quello crollato”, in amore ancora una volta di Sant’Irene. Dicono le fonti che da quel momento l’insegna cittadina fu “una torre in simile a quella del vescovado”. Per secoli e secoli questo campanile oltre a scandire i ritmi dell’universo religioso della città serviva pure come punto di avvistamento e di controllo di tutto il territorio compreso tra l’Adriatico e lo Jonio.
Il completamento del Campanile del Duomo a Lecce alla fine del 1600.
Questo campanile medievale giunse malandato al XVI secolo e per ragioni statiche nel 1574 fu demolito l’ultimo ordine. Nel corso del rinnovamento architettonico, seguito alla peste del 1656, ricostruendosi l’antica cattedrale (1659), si decise di fare altrettanto con il campanile. Lo si riedificò a partire dal 1661, com’è testimoniato dall’epigrafe che ancora leggiamo sul primo ordine. L’architetto fu Giuseppe Zimbalo, il committente l’energico vescovo Luigi Pappacoda.
Nell’ultimo ordine, al di sotto del cupolino, leggiamo la data 1682. E’ l’anno nel quale l’ardita opera, alta 67 metri, dunque uno dei campanili più alti d’Italia, fu completata. Leggiamo nelle cronache: “a 22 agosto 1682 si finì di fabbricare il campanile del nostro vescovado essendone stato l’architetto nostro Giuseppe Zimbalo”. E nella sua forma, con il cupolino ottagonale delimitato da un motivo decorativo assimilabile a una corona, si volle ancora una volta riprendere lo schema formale del campanile normanno.