ARTE & SALENTO

Santa Maria del Casale a Brindisi, eretta nel XIII secolo, a pochi chilometri dall’aeroporto

a cura di Vanessa Paladini

Un’analisi del ciclo pittorico di Santa Maria del Casale di Brindisi è deducibile dal Giudizio Universale, posto sulla controfacciata, la cui lunetta contiene un’iscrizione dipinta nella quale si legge Hoc opus pincxit [Ri]naldus de Tarento. La scena è tradizionalmente presentata con Cristo giudice in trono, con accanto Maria e San Giovanni Battista. Ai piedi del Cristo, un lungo fiume di fuoco che percorre, per intero, la parte destra della parete, mentre ai lati sono raffigurati i dodici apostoli, assisi su seggi decorati.

Un coro di angeli invece sostiene un’amigdala luminosa recante i simboli della Passione, con i progenitori in ginocchio. Particolarmente interessante è l’ultima zona del Giudizio che presenta il tema del Seno dei patriarchi reso in un paesaggio chiaro, con vegetazione rigogliosa espressa da diversi elementi, tra cui: palma di datteri, melograno, ciliegio e fico. Giacobbe, Isacco e Abramo sono seduti su tre troni e ciascuno ospita un gruppo di anime. Abramo si presenta con Lazzaro che stringe due gigli nelle mani ed è accompagnato da un’iscrizione.

Altrettanto significativa è la versione, posta sull’altro lato della porta, in cui il fuoco degli inferi cresce a dismisura, raggiungendo le forme di un lago. In questo scenario un angelo di natura ignea respinge un gruppo di dannati tra i quali si riconoscono Ario, Sabellio e Nestorio. Alla destra, su un seggio mostruoso siede Satana, con l’anticristo sulle ginocchia. D’intorno, altri demoni afferrano e straziano i dannati, non risparmiando neppure il taverniere disonesto, mestiere ritenuto vile.

L’Albero di Iesse, celebre profezia di Isaia.

La parete settentrionale sinistra della chiesa di Santa Maria del Casale di Brindisi è occupata da una cornice decorata dove si nota, su campitura rossa, un bordo ornato con insegne angioine. Tra l’araldica dei sovrani napoletani si distingue quella dei principi di Taranto, a sottolineare la loro devozione per la Madonna del Casale, citata a partire dal 1319 in Puglia. Incorniciato da schiere familiari è l’Albero di Iesse, l’immagine ispirata alla profezia di Isaia, diventata un vero e proprio tema figurativo medioevale.

Il tronco è affiancato da personaggi aureolati, al di sopra dei quali, su fronde, siedono otto figure. Al centro del ceppo principale vi sono due profeti con cartiglio, mentre al culmine si posiziona il Cristo Redentore con un libro tra le mani, accompagnato da angeli adoranti con turibolo. Come da tradizione iconografica, nell’affresco brindisino si colloca all’apice il Redentore, Mosè e Abramo sono posti nelle due volute, sui rami mediani gli otto profeti e ai lati una figura non ben identificabile.

Lo schema diffuso nel corso del XII secolo prevedeva all’apice il Cristo in luogo di Maria, ma a partire dalla lettura di Tertulliano riferita all’Avvento e alla Natività Cristo diviene il ramo nato dalla Vergine e simboleggiante l’incarnazione divina della materia, in piena adesione allo schema decorativo di Santa Maria del Casale. L’impostazione disomogenea di composizione e tavolozza offrono, nonostante tutto, diversi paralleli con il Giudizio realizzato nella stessa chiesa.

Un esempio è la ripresa delle figure dei profeti con cartiglio, posti nelle volute sommitali. Un tono meno solenne hanno i profeti della fascia mediana che rimandano agli affreschi di alcune figure della chiesa di San Giovanni Evangelista di San Cesario di Lecce, nella quale aveva operato un pittore attivo anche nel cantiere brindisino.

L’omaggio al Della Marra e lo stemma familiare.

Al termine della navata, sulla parete sinistra della chiesa di Santa Maria del Casale di Brindisi, vi è una Madonna assisa su un trono con Bambino benedicente in grembo. Questa rappresentazione è una delle più note dell’edificio, nelle quali spicca un personaggio in ginocchio seguito da cinque uomini. Una coppia di palafrenieri regge un vessillo, uno di questi tiene le briglie del primo dei due cavalieri del corteo.

A spiegare il significato della scena è un’epigrafe posta sopra la testa del personaggio centrale del dipinto: si tratta di Nicola della Marra, capitano generale e giustiziere di Terra d’Otranto. La realizzazione dell’omaggio al della Marra si fa risalire tra il 1330 e 1338, nonostante le precarie condizioni conservative. Il linguaggio araldico e la particolarità degli abiti definiscono i ruoli e raffigurano il rango di Nicola della Marra.

Lo stemma familiare, solitamente di azzurro con banda doppio merlata di argento, è caratterizzato, in Santa Maria del Casale, da una inversione cromatica. L’attenzione per l’abbigliamento, else, spade, finiture dei cavalli e finissimi particolari posti su cintura di cavalieri, sono simbolo di committenza aristocratica. Il tutto è incorniciato da foglie d’acanto variopinte. Tra i volti, a stesure sovrapposte e connotati da gote con rossi pomelli, si distingue una tipologia umana convenzionale (ombreggiature scure delle sopracciglia, del naso e del collo) che prevarica quella ritrattistica, volta probabilmente alla rappresentazione del della Marra.

BIBLIOGRAFIA: G. CURZI, Santa Maria del Casale di Brindisi. Arte, politica e culto nel Salento angioino

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