La pesca di tonni e alalunga sostituisce quella al pesce spada, sul finire degli anni ’70
La Redazione
Siamo nell’estate del 1978. I pescatori accortisi che la pesca del pesce spada aveva subito un netto calo, e avendo notato la presenza nelle nostre acque di tonni e alelunghe, che rimanevano indisturbati, decisero di attrezzarsi per tale pesca. Nel luglio del ’78 i primi tentativi, con 6 – 7 barche, danno dei buoni risultati tanto che alla fine dell’anno le barche di Porto Cesareo impegnate in questo tipo di pesca raggiungono il numero di cinquanta. Vediamo quindi più da vicino tale pesca.
Il cuenzu era così formato: un cavo continuo di monofilo di nylon n. 120 al quale ogni 15 metri era legato un amo con monofilo n. 0,80 lungo tre braccia (5,10 – 5,40 metri). Al suo inizio era posto un galleggiante e ad ogni nove ami si attaccava una lattina di plastica del volume compreso tra 1 e 5 litri. Gli ami venivano innescati con sardine.
All’inizio le barche usavano casse di cuenzu contenente da 800 a 1000 ami. Si usciva in mare verso 00:00 e si iniziava a calare il cuenzu intorno alle 03:00 del mattino per finire prima del levar del sole. Dopo un paio d’ore d’attesa si tirava su il tutto per rientrare poi tra le 15:00 e le 18:00 del pomeriggio inoltrato.
La pesca di tonni e alalunga arriva a coinvolgere barche di Gallipoli e del tarantino.
Nella posa in mare del cuenzu le nostre barche, ad una distanza di 6 – 40 miglia dalla costa, seguivano la seguente rotta: da 180° a 270° a sud – ovest; le barche del tarantino invece si muovevano da 100° sud – est a 180° sud. Sottolineamo con piacere come in quel tempo anche se in una stessa zona di mare si incrociava il lavoro di più barche, non si registrava alcun incidente e tutto era tranquillo.
Il pescato era in genere formato da esemplari di pesce variante tra i 3 e i 10 kg. Nel 1979 la pesca del tonno e dell’alalunga viene praticata anche dalle barche di Gallipoli, Santa Maria di Leuca e Taranto, per un totale di barche presenti nel nostro mare pari a 118. A Porto Cesareo la flotta peschereccia di dimensioni più grandi (10 – 15 metri) passa da 17 a 35 unità.
La conseguenza è aumento di lavoro indotto per le diverse categorie di persone, addette per questo tipo particolare di pesca esercitata nella fascia di mare compresa tra Gallipoli e la Calabria.