“La parola ai giovani”, la generazione del nichilismo attivo
a cura di Laura Berardi – Dalla Rubrica “Cartastraccia“
In questa puntata di “Carta straccia” vorrei parlarvi di un libro interessante: “La parola ai giovani”, di Umberto Galimberti, Feltrinelli Editore. Chi mi segue ormai da tempo sa che mi dedico con interesse alle tematiche del lavoro, sia con la mia rubrica su LinkedIn sia con letture spesso “a tema”, come in questo caso. Ebbene, si tratta di un vero e proprio dialogo con la generazione del “nichilismo attivo”, come la definisce l’autore. I giovani d’oggi che si trovano a vivere in un “deserto di insensatezza in cui niente si profila all’orizzonte, niente motiva o sollecita, niente attrae o affascina“.
Nel 2007 lessi “L’ospite inquietante” che si occupava della crisi culturale di rassegnazione dovuta alla mancanza di valori (nichilismo passivo). Oggi Galimberti si apre alla prospettiva di un nichilismo “attivo” costituito da chi non si rassegna, bensì si promuove in tutte le direzioni nel tentativo molto determinato di non spegnere i propri sogni. Il testo mi è piaciuto molto, persino più del precedente, in quanto espone il tema con meno tecnicismi filosofici, raccoglie la voce dei giovani e soprattutto, cosa rara e lodevole, è dalla parte dei giovani, crede in loro e vuole essere parte delle loro preziose vite.
Si tratta di una raccolta di lettere spedite alla rubrica “D” di Repubblica, che l’autore cura dal 1996. Offre risposte ai temi che i giovani tacciono a genitori e insegnanti, che sentono lontani dalle loro ansie, dai loro problemi e dalle loro inquietudini. Si parla infatti di lavoro, scuola, digitale, tecnica, globalizzazione, futuro, amore, ricerca del sé, fede ecc. E’ dedicato alla nostra generazione, che è la “generazione dei senza”, la “generazione dei sogni infranti”.
“La parola ai giovani” che hanno bisogno di ascolto e comprensione.
“Al nichilismo passivo della rassegnazione, non sono pochi i giovani che sostituiscono il nichilismo attivo di chi, prendendo le mosse proprio da quel desolante scenario, e non da consolanti speranze o inutili attese, inventa il proprio futuro“. Il messaggio da cogliere è proprio quello di ascoltare i giovani e parlare con loro. Ciò permetterebbe di capirli più di quanto li capiamo ascoltando le considerazioni di psicologi, insegnanti o educatori che parlano di loro.
Dove siete, ragazzi? Leggete questo libro e dopo provate a stare dritti in piedi, alzate lo sguardo, levate le cuffiette e fissate la gente negli occhi, ascoltando quelle voci, particolarmente silenziose, che sanno farsi sentire. Se è vero che seguiamo chi ci motiva e impariamo per fascinazione, qui troveremo pane per i nostri denti. La ricerca di sé non la si trova su internet e neppure sullo smartphone.
Prendendo in prestito le parole dell’autore vi dico: “Spezzate questo monologo collettivo e dite una parola nuova. E ditela con i vostri corpi uno di fronte all’altro e non con le vostre immagini virtuali. Non diventate dei collaboratori dell’omologazione di massa, perché altrimenti siete voi stessi a spegnere i vostri sogni, a deludere le vostre illusioni, a indossare la maschera della finzione per una “second life” dal volto equivoco, che non dice niente di voi, se non la vostra incapacità di cambiare le cose nel mondo reale“.