Nunzio e i Messia, noto gruppo anni ’60: intervista al batterista Alfredo Vantaggiato
a cura di Raffaele Colelli
Dopo diversi appuntamenti programmati e andati a vuoto, e per questo faccio “mea culpa”, finalmente ho avuto l’onore, il piacere e la fortuna di intervistare Alfredo Vantaggiato, secondo il mio punto di vista, uno dei personaggi più interessanti che il nostro paese abbia espresso, sia a livello artistico – culturale, sia per la sua innata simpatia che non è assolutamente un elemento da sottovalutare. Il tavolino di un bar ci accoglie in una giornata soleggiata, mentre un leggero venticello di tramontana di fine gennaio ci secca appena le labbra.
Alfredo, salutandomi, mi stringe la mano e sorridendomi mi invita a sedermi di fronte a lui. Lo fisso per un attimo e penso che dietro quel simpatico faccione si nasconde, in verità, un passato straordinario, almeno per quei tempi. Ricordo che arrivava insieme alla sua band per rifugiarsi in una delle tante stanze di sua zia Rosa e lì insieme ai “Nunzio e i Messia” provavano dei brani che poi avrebbero esibito in chissà quale piazza e quale festa popolare del Salento.
Spesso insieme al mio amico – fraterno Pierangelo (fratello minore di Alfredo) ci impostavamo furtivi dietro una porta lasciata distrattamente socchiusa e ci godevamo lo spettacolo. Alfredo, quel piccolo uomo, dietro la sua batteria diventava un gigante, una vera forza della natura. Impareggiabile era il suo stile e il suo modo di suonare. Per me, ragazzo di appena otto anni, era semplicemente il Mito. Ci accomodiamo senza ordinare niente al cameriere, la voglia di intervistarlo era così tanta che non vedevo l’ora di cominciare. Posai il mio telefonino sul tavolino del bar e premevo l’app del registratore che dopo un leggero bip mi avvisava che era pronta.
La passione per la musica, le prime formazioni musicali.
– Alfredo, mi puoi raccontare quando e come è nata la tua passione per la musica e in modo particolare per la batteria?
– Erano gli anni ‘60 e devi sapere che a Porto Cesareo c’era lu Cosimu (Cosimo De Pace), una persona disabile che si muoveva con la sua carrozzella. Insieme a lui formammo un complesso. La passione per la batteria è stata per me una cosa innata, credo che non avrei potuto suonare nessun altro strumento, diciamo pure un amore a prima vista.
– E da chi era formato il complesso?
– Ricordo: c’era mesciu Gino Saponaro al basso, io chiaramente alla batteria, lu Cosimu chitarra e pianola. Era una formazione più che altro improvvisata, diciamo pure spartana. Ci riunivamo ogni sera per passare il tempo, visto che allora Porto Cesareo non offriva alcun diversivo.
– Diciamo pure che più che una formazione musicale vera e propria, era un gruppo di amici che avevano trovato il modo di stare insieme e buttare giù un po’ di musica. A parte questa improvvisata esperienza, in seguito, ci fu qualcosa di più concreto e stabile?
– Sì, sì certo. Con un gruppo di musicisti di Leverano mettemmo su un complesso musicale molto più affidabile. Uno di questi si chiamava Alberto, di cui ora non ricordo il cognome e suonava la chitarra e che poverino dopo un po’ morì. Settimo Trinchera suonava una vecchia pianola a ventola, io sempre alla batteria, mesciu Ginu invece al basso, Ronzino, un altro elemento di Leverano, alla chitarra. In conclusione organizzammo questo complesso e ricordo che ci invitarono a suonare a Leverano tutto il periodo di carnevale in un posto che si chiamava “la Cutura”, dove oggi c’è un supermercato.
Il fatidico incontro, preceduto da un tour di successo nel Salento.
– Bene Alfredo, a questo punto vorrei chiederti come è nata la tua collaborazione con i più “famosi” Nunzio e i Messia e come si è svolto l’incontro.
Alfredo si sistema un attimo la sedia, saluta un amico che dopo aver preso un caffè, gli passa di fianco, e subito dopo mi risponde con un mezzo sorriso.
– Durante una delle ultime serate di carnevale. Suonavamo l’ultimo brano, quando si presentarono cinque o sei ragazzi della nostra stessa età, all’incirca avevamo sedici anni essendo agli inizi degli anni ‘60. Si fece avanti uno di loro, un tipo esile e basso di statura, chiedendoci gentilmente se potevano suonare. Senza alcun problema li accontentammo, ma quando stavo per lasciare il palco insieme al mio gruppo, uno di loro mi invitò a restare al mio posto.
– E cosa successe dopo?
Mi fece ancora un lieve sorriso di compiacimento e continuò:
– Imbracciarono gli strumenti e con me dietro la mia batteria intonammo “Maria Elena” dei Los Indios Tabajaras, subito dopo “Tu sei sempre nel mio cuore “. E dopo questi due pezzi, Piero il leader del complesso, mi propose un appuntamento e cioè se ci potevamo rivedere l’indomani a San Pietro in Lama.
Così con Piero Rizzo chitarra solista, Antonio Mercalli in arte “Tony Marchi” chitarra d’accompagnamento, Uccio Quarta contrabasso e Fernando Calcagnile all’organo, nacque il nuovo gruppo musicale con il nome di “Piero e i Felini”. Eravamo presenti in quasi tutte le manifestazioni popolari e le feste patronali del basso Salento riscuotendo, tra l’altro, un discreto successo.
– Se ben ho capito, Alfredo, non era finita lì!
– Assolutamente no! Una sera mentre stavamo provando si presentano Nunzio Mariano e Fernando Calcagnile che non c’è più. Pensate erano niente di meno i due leader dei “Nunzio e i Messia”.
E così come uno scherzo di carnevale nacquero “Nunzio e i Messia”. Il sodalizio durò fino al 1969 – ‘70 con una fama sempre più crescente, tanto è vero che accompagnarono cantanti di un certo spessore come Domenico Modugno, Nicola di Bari, Dino, Claudio Villa, fino a Sergio Endrigo, Iva Zanicchi, Del Turco, Anna Identici, Ornella Vanoni, Gigliola Cinguetti, Bobby Solo, Milva, Franco di Lecce, Vanna Scotti, Nini Rosso, per finire con Albano, Tony Renis, etc.”
Visto il grande successo di quegli anni qualcuno scrisse su un quotidiano: “Presto I Nunzio e i Messia in TV”. Ora ragazzi vi dico: se questo non è un Mito cos’è? Grazie Alfredo!