Alberto Radius, simbolo del progressive rock italiano: Porto Cesareo, estate 1977
a cura di Raffaele Colelli
Ho appreso dai canali social e in modo particolare da Facebook che il chitarrista Alberto Radius ci ha lasciati all’età di 80 anni, dopo una lunga ed estenuante malattia, il 16 febbraio 2023. La memoria storica del rock italiano non c’è più, ed è stato, per chi come me ama ascoltare una musica di qualità, una grande perdita sul lato puramente artistico e un colpo al cuore su quello strettamente umano.
Di Alberto Radius non ero solo un suo fan, ma per mia fortuna ero anche diventato suo amico. Lo conobbi per caso in una serata afosa di inizio agosto tra i tavolini affollati del bar “Coralba” dove lavoravo come cameriere stagionale. Lo riconobbi da subito con il suo inconfondibile casco di capelli ricci e la faccia da indiano della tribù dei Sioux.
Era seduto insieme a due altri suoi amici musicisti. Emozionato come non mai mi avvicinai per prendere l’ordinazione. Chiaramente non ricordo quello che ordinarono, ma ricordo molto bene come se fosse ieri, che a un certo punto gli allungai, trattenendo il respiro, un foglietto e una penna per un autografo.
Lui mi guardò e sorridendo mi disse ”Ragazzo torna tra un ora, non te ne pentirai”. Era il 1977 ed avevo ventuno anni. Lui aveva inciso da poco come solista l’album “Carta Straccia” in cui era presente il brano, “Nel ghetto” che in quel periodo stava spopolando tra i giovani e nelle discoteche. Già da qualche anno aveva chiuso con Tony Ciccio e Gabriele Lorenzo. Con loro aveva formato la famosa Formula 3, debuttando tra l’altro nella Numero Uno, l’etichetta formata da Lucio Battisti.
Prima della chiusura del bar ritornai al tavolo con la speranza di ottenere il sospirato autografo, ma lui, Alberto fece molto di più. Mi invitò gentilmente a seguirlo e arrivati vicino alla sua Jeep, che aveva parcheggiato in piazza Risorgimento, tirò fuori dal cofano della sua auto il suo ultimo LP (come si chiamava negli anni ’70). Dopo una bella dedica mise il suo nome per esteso.
Alberto Radius: sperimentazioni rock e la promessa di un arrivederci.
Fu un emozione indescrivibile che pensandoci ora ancora mi porto dentro. Ci spostammo sul piazzale adiacente. Seduti gomito contro gomito sul lungo muretto frontale al porto, parlammo di musica e in particolare del genere rock, quella a lui più congeniale. In quegli anni, mi diceva, che stava in un certo senso sperimentando un rock pop progressivo di facile ascolto che col tempo poi avrebbero adottato gente come Freddy Mercury, U2, e i Queen. I brani venivano introdotti da chitarra, basso, batteria e la chitarra elettrica con il distorsore, per rendere il suono più aggressivo.
Fu una lezione inaspettata e utile che mi fece innamorare con gli anni della sua musica e in particolare del rock internazionale. I suoi due amici erano già sulla Jeep pronti a partire. Aspettavano solo lui, così mi salutò con un abbraccio e la promessa che prima o poi ci saremmo rivisti, anche se purtroppo questo non si avverò.
Ho voluto raccontarvi di Alberto Radius e del mio rapporto personale, anche perché chi ama la musica con la M maiuscola sa tutto del grandissimo artista e della tante emozioni che ci ha regalato. E poi basta guardare sui social o su Google per conoscere la sua vita privata e artistica.
Ciao Alberto Radius, il tuo “Carta straccia” che mi regalasti con sopra il tuo nome e dedica l’ho ancora qui con me dopo 45 anni e ancora mi emoziona. Grazie infinite e fai buon viaggio!