Il Sacro Cuore di Gesù: come si sviluppò il culto a Porto Cesareo
a cura di Salvatore Muci
Già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo questa devozione si diffuse nel XVII secolo a opera di San Giovanni Eudes e di Santa Margherita Maria Alacoque. La festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia, probabilmente nel 1672. Durante il XVIII secolo, si accese una forte discussione circa l’oggetto di questo culto. Quando nel 1765 la congregazione dei Riti affermò essere il cuore carneo simbolo dell’amore, i giansenisti attesero ciò come atto di idolatria, ritenendo essere possibile un culto solo al cuore, non reale, ma metaforico.
Pio VI nella bolla “Auctorem fidei”, confermava l’espressione della congregazione, notando che si adora il cuore inseparabilmente unito con la Persona del Verbo. La festa divenne universale per tutta la chiesa cattolica nel 1856. Culmina religiosamente nel venerdì dopo l’ottava della festività del Corpus Domini, anche se in molti borghi d’Italia, lo si festeggia solennemente con processione e vari programmi, la domenica seguente e altre dopo. Dunque, nel sesto mese dell’anno a giugno, si ricorda il Santissimo Sacro Cuore di Gesù.
Il suo rito o mistero è legato alla presenza dell’associazione cattolica o confraternita dell’Apostolato della Preghiera. Dove è presente, si porta avanti tal festa religiosa. Così è anche a Porto Cesareo. Nella nostra località sin dai primi anni ’20, quando la guida religiosa era il vicario curato Don Gregorio Pagliula da Nardò, nell’allora borgata neretina era presente la confraternita del SS. Sacro Cuore di Gesù, in tutte le manifestazioni che si organizzavano, nell’ambito della chiesa di Torre Cesarea.
Negli anni ’60 si ultimò il nuovo simulacro.
Tutte le donne componenti dell’Apostolato della Preghiera, tenevano un loro ambito e una medaglia appesa al collo. Erano tenute alla partecipazione dei festeggiamenti di giugno, con funzioni dedicate e processione, durante la quale una di loro teneva lo stendardo o la bandiera color rosso purpurea, con l’immagine del Sacro Cuore. Le altre partecipazioni erano quando una loro componente o diversa persona vicina veniva a mancare. Si recavano dapprima presso l’abitazione della defunta e dopo si mettevano in fila nel corteo funebre; oppure ad altre cerimonie nella chiesa piccola.
Qui, era internamente depositata in un’alta nicchia con vetrata, a sinistra dell’altare entrando, il simulacro del Sacro Cuore di Gesù, circondato da un’alta corona di piccoli e grandi fiori bianchi. Quando fu ultimata la nostra attuale chiesa madre, si realizzò in Alto Adige (Ortisei) dal signor Mussner, noto scultore ligneo della zona, un nuovo simulacro ultimato solo nei primi ’60, per sostituire il vecchio nella nuova chiesa, sempre a spese dell’Apostolato della Preghiera.
La grande rivelazione del Sacro Cuore a Santa Margherita Alacoque
a cura di Vittorio Polimeno
Non molti anni fa, a Porto Cesareo, eravamo abituati a vedere l’immagine di una santa, subito dietro l’altare, proprio al centro del presbiterio della nostra chiesa parrocchiale. Il quadro, incorniciato preziosamente sulla parete, era una rappresentazione di Santa Margherita Maria Alacoque mentre riceveva la grazia di poter vedere il Sacratissimo Cuore di Gesù.
Non a caso Santa Margherita è conosciuta come la santa del Sacro Cuore, la santa a cui Gesù stesso, durante un’apparizione, le ha fatto quella che viene definita “la grande rivelazione”. Ovvero di istituire una festa in onore proprio del suo Cuore, il venerdì dopo l’ottava della festa del Corpus Domini. Oltre questa rivelazione, la santa ricevette anche la “grande promessa”, che garantisce a chi riceve la comunione ogni primo venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, il dono della penitenza finale, ossia la possibilità di non morire in stato di peccato.
I fedeli di tutto il mondo hanno perciò consacrato l’intero mese di giugno al Sacro Cuore di Gesù. La Chiesa ha istituito la relativa festa al venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini. Non deve meravigliare l’atteggiamento dei responsabili liturgici della nostra comunità di aver tolto il quadro dalla posizione in cui si trovava. Le norme liturgiche infatti, sono intransigenti circa le sacre rappresentazioni.
Non si può dare predominanza a un santo nel presbiterio, nel luogo in cui l’unico e solo centro è Cristo. L’altare, insieme all’ambone sono la rappresentazione della passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo.