Trema la terra in Marocco: 30 secondi di terrore e distruzione
di Raffaele Colelli
Marocco 9 settembre 2023, ore 22,45: la terra trema per 30 interminabili secondi. Dalle sue viscere da oltre dieci chilometri di profondità la roccia cede alla potente energia sprigionata dal sottosuolo che una volta in superficie apre delle enormi voragini. Poi un terrificante boato, accompagnato da un vento impetuoso carico di devastazione e morte. Nell’aria compresa tra cinque province si concentrano le maggiori distruzioni e perdite umane. Interi villaggi vengono spazzati via, crollano adagiandosi una sopra l’altra le Riyad, le tradizionali abitazioni marocchine.
Si sgretolano le kasbah, dimore di antichi popoli berberi fatti di terra, fango e paglia. Ma non solo, da Casablanca a 430 chilometri dall’epicentro del sisma con una magnitudo 6.8, fino a Guelmin, a sud di Agadir per giungere nella zona compresa tra Marrakech e poi a Quarzazate, diversi edifici carichi di storia vengono letteralmente cancellati dai colpi irriverenti del terremoto. Tra questi la moschea di Tinmell, o il palazzo di Bahia e quello di Badii.
E mentre la terra trema in Marocco, il piccolo Mazigh salvo è un barlume di speranza.
L’apocalittica notizia rimbalza, in poche ore, da un capo all’altro del mondo, il Marocco è in ginocchio. Si contano da un primo sondaggio 856 morti e migliaia di feriti, oltre a un numero imprecisato di dispersi, ma è solo una stima approssimativa. Purtroppo gli ultimi dati ufficiali parlano di circa tremila morti e quasi 6000 feriti. C’è bisogno di tutto: mezzi, braccia, medicinali, indumenti, viveri e tende. La macchina solidale dei popoli non sta a guardare ma recepisce e agisce, si mette subito in movimento così come la grande forza e il temperamento battagliero del popolo marocchino, che non si lascia abbattere dagli eventi infausti, ma tiene alta la sua bandiera dove al centro di uno sfondo rosso troneggia una stella verde a cinque punte simbolo di saggezza, pace, salute, apertura al prossimo e vita.
Come la vita risparmiata al piccolo Mazigh, un bambino di dieci anni che viveva a Marrakech. Il terremoto gli ha strappato in quei terribili trenta secondi oltre la casa, i suoi affetti più cari. La madre, la nonna, i due fratelli sono tutti morti. Nei suoi occhi un immenso dolore, ma una lieve luce di speranza per ricominciare e proseguire il cammino della vita insieme al suo popolo, al Marocco intero con la benedizione di Allah il Misericordioso: “Se Allah vi sostiene, nessuno vi può sconfiggere”