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“Lasciarsi un giorno a Roma”: quanto è difficile dirsi addio

a cura di Anna Seviroli

“Lasciarsi un giorno a Roma” cantava Niccolò Fabi nel 1998, titolo e colonna sonora che ha accompagnato il quinto lungometraggio di Edoardo Leo che, in maniera ironica e nostalgica, racconta le difficoltà di una coppia nel lasciarsi dopo anni ed anni. Dieci anni di convivenza, di passioni condivise, di ricordi, di momenti e di quotidianità che Tommaso e Zoe non riescono a lasciar andare perché la fine di una storia è difficile da accettare.

Lasciarsi un giorno a Roma” parla di noi stessi, delle nostre vite, dei nostri difetti e della nostra vita di coppia. Lo fa con le sue storie, i suoi personaggi, ma dentro c’è la passione e la sofferenza della nostra quotidianità.

Zoe è una manager di una società che costruisce videogiochi, lui uno scrittore che non riesce a imporre il suo finale al suo libro e, di nascosto dalla compagna, arrotonda lo stipendio occupandosi della posta del cuore di un magazine femminile, con lo pseudonimo di Gabriel García Márquez. Un giorno, tra le tante lettere che riceve per la rubrica, arriva proprio quella di Zoe che gli confessa di voler lasciare Tommaso.

“Lasciarsi un giorno a Roma”: il fascino della capitale nell’ambientazione del film.

Parallelamente alla loro vicenda, c’è quella di Umberto, amico del protagonista, vicepreside disilluso che non riesce più a comunicare con la moglie che è presa da tantissimi impegni istituzionali come sindaco di Roma e trascura lui e la figlia. Stare con una persona oltre i sette anni può essere un atto di grande eroismo o di grande vigliaccheria.

Con queste parole Leo ci racconta che l’amore da solo non basta. E lo fa in maniera cinica senza compiacimenti smielati e troppe spiegazioni. Bisogna accettare la fine di un amore, tanto quando una cosa è finita, è finita. È come mettere un cerotto a un’emorragia.

Il film fotografa Roma come il grande teatro in cui queste storie sono ambientate, il cui fascino millenario di Roma incide nel racconto con il suo tratto distintivo, sottolineando gioie e dolori, risate e lacrime dei protagonisti. “Lasciarsi dopo tanti anni dovrebbe essere più o meno così no? Non distruggersi, ma trasformarsi. Succede, succede e basta. Non ci sono colpe: piove, ci si bagna e ci si asciuga e poi ripiove, l’unica cosa che possiamo fare è aprire l’ombrellino e provare a ripararsi dal dolore.”

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