Il Grinch, un film universale per riflettere sul significato del Natale
a cura di Anna Seviroli
Un film tanto datato quanto universale e senza tempo, Il Grinch di Ron Howard, è in ognuno di noi. Presi dalla frenesia delle feste, dal candore del Natale, dalle luci intermittenti la cui intermittenza assomiglia tanto a quella dell’animo umano, le cui luci non hanno una costanza lineare ma si accendono, si spengono o perdono forza a seconda delle intemperie della vita. Uscito nelle sale italiane negli anni 2000, sotto quel mostro, apparentemente malvagio, si nasconde il volto dello straordinario Jim Carrey per il cui trucco (circa due ore e mezza di preparazione al giorno) si aggiudica il Premio Oscar per il Miglior Trucco.
Anthony Hopkins, la voce narrante nella versione originale, ha invece registrato tutta la narrazione in un solo giorno. Il Grinch vive alla periferia di Whoville e vive in cerca di vendetta con il progetto di rovinare Natale per tutti i cittadini. Nel paese di Chinonso ci si prepara da sempre al Natale. Tutti sono indaffarati a comprare e spedire regali e solo in questo sembra risiedere il senso del Natale.
La piccola Cindy Lou ha però il dubbio che questo non basti. Cerca allora di cambiare le cose convincendo il potente e viscido sindaco ad invitare alla festa il Grinch, un essere peloso che vive con gli oggetti prelevati dalla discarica sulla cima del monte Bricioloso. Il Grinch, seppur riluttante accetta l’invito, ma durante la preparazione dei festeggiamenti riemergono le frustrazioni che aveva dovuto subire da piccolo.
Decide allora di vendicarsi rubando tutti i doni, alberi di Natale compresi. Vedere il Grinch è un’ottima occasione per scavare nel vero significato del Natale il cui valore, nell’epoca del selvaggio consumismo, sta andando a perdersi.