Edicole votive a Porto Cesareo: segni di fede
Tante di queste piccole cappelle non ci sono più, altre resistono. In questo reportage includiamo esclusivi scatti fotografici.
a cura di Felice Greco
Qualche tempo fa passando per una delle tante strade del nostro paese ci capitò di vedere a fianco all’ingresso di una casa, una piccola nicchia. Dentro la statuetta di un Santo o qualche altra immagine sacra; non ci si è chiesti cosa ci stava a fare quella nicchia con quel Santo e quel fiorellino oramai appassito. Uno sguardo senza pretese, senza capire, senza sapere che è la preziosa sincera espressione di un sentimento dal quale traspare la religiosità del popolo. Essa non è manifestata soltanto nelle cerimonie solenni, ma anche e soprattutto nelle manifestazioni più ingenue e a volte disarmanti.
Intorno agli anni ’50 – ’60 costante e numerosa era la presenza delle edicole votive a Porto Cesareo. Il termine deriva dal latino aedicula, diminutivo di aedes. I segni devozionali si vedevano spesso nel centro dell’allora frazione neretina. Oggi è ormai un’usanza dimenticata. Erano strutture architettoniche di piccole dimensioni che adornavano il frontespizio delle piccole, ma dignitose casette dei nostri nonni. Esempio di straordinaria devozione popolare, che evidenziavano forti e decisi costumi morali.
Queste costruzioni realizzate con mezzi semplici, con immediatezza e ingegnosità, fanno parte della tradizione e cultura nostrana salentina. L’obiettivo è intessere un dialogo con la divinità in modo privatistico, impegnando il mondo spirituale in cambio delle “grazie” da ricevere.
Molte famiglie, nel momento di edificare la propria abitazione, disponevano che ad uno dei lati dell’ingresso dell’edificio, fosse incassata una nicchia dove riporvi il Crocifisso, una statuetta o un quadretto; o un semplice ed artigianale dipinto su intonaco, raffigurante questo o quel santo cui si dedicava il vano per aver ricevuto una grazia desiderata.
Due le edicole votive presenti a Porto Cesareo, attraversando Via Veglie.
Allo stesso modo i nostri pescatori si rivolgevano al cielo per chiedere assistenza e protezione prima di affrontare una giornata di pesca. Queste modeste opere realizzate da artigiani locali o dei paesi limitrofi, erano quasi sempre di scarso valore artistico. Non solo perché allora ben pochi avrebbero potuto permettersi lavori di maggiore qualità, ma soprattutto perché lo scopo non era certo quello di ostentare, come spesso avviene in questi tempi, la ricchezza e l’agiatezza; ma evidenziare la propria fede e devozione semplice, secondo tradizioni che si perdono nel tempo.
Risalendo la zona Colmonese altri due segni di devozione popolare. A sinistra è evidente il richiamo a San Pio da Pietrelcina; a destra varie immagini di Santi visibili.
Di queste numerose edicole presenti in quello che oggi è denominato “Centro storico”, poche sono sopravvissute all’incuria del tempo e dei proprietari. Oltretutto le piccole casette dei nostri vecchi pescatori hanno oramai lasciato il posto ad una miriade di locali commerciali.
Sul primo tratto di Via Veglie, è presente un’originale cappella, anche se trascurata dagli eredi, che Salvatore My, da Leverano, aveva dedicato alla Madonna per ricordare la propria sorella. Oltre il confine territoriale, andando per Veglie, sul lato destro si intravede un’altra cappella dedicata a Santa Lucia; mentre in prossimità della località Ingegna è da ammirare un’edicola rurale edificata di recente.
Le figurazioni erano sicuramente espressione della devozione e della fede cristiana. Non è però escluso che forme di paganesimo, inducevano i proprietari a immaginare che la cappella potesse servire come protezione della proprietà.
L’immagine di copertina si trova all’inizio di Via Veglie. All’interno, avvicinandosi, un vecchio crocifisso in ferro e la foto di una donna: “IN MEMORIA DI MARTA VENANZIA”.