La pesca negli anni ’80 a Porto Cesareo: dalla caccia all’aragosta alla modifica della schiavina
La Redazione
Le ultime novità di rilievo, che chiudono la nostra breve storia della pesca a Porto Cesareo, avvengono nel quadriennio 1980 – ’84. Nel 1980 dal tramaglio di tipo 210/3 a nodi 14 – 12, che veniva lasciato in mare una sola notte, si passa al tipo 210/6 a nodi 7 – 8 oppure 210/4 a nodi 10 – 9. Nella pesca all’aragosta, questi nuovi tipi di tramaglio, che venivano posti in mare al mattino e recuperati dopo due o tre giorni, si rivelano ben presto un’arma a doppio taglio.
Se è vero che il pescato dell’aragosta, con tali nuovi attrezzi e sistema aumenta, è altrettanto vero che una significativa quantità di altro pesce, intrappolato nella rete, marciva prima di essere recuperato e che quindi non poteva essere immesso sul mercato. Successivamente, con una certa superficialità ed una buona dose di incoscienza, il tramaglio viene nuovamente modificato in peggio passando al tipo 210/2 a nodi 17 – 16 – 15, il che porta ad avere una rete con passaggi larghi non più di 1,5 cm. Con tali attrezzi anche i pesci di minime dimensioni (da 20 a 50 gr.) rimanevano intrappolati favorendo così di fatto l’impoverimento della specie pescata.
Nel caso specifico della pesca alle triglie, mentre col vecchio tramaglio il pescato pur non essendo molto abbondante era composto da esemplari di grossa taglia (200 – 1000 gr.), quest’ultimo modello aumenta il pescato, ma ne diminuisce sensibilmente le dimensioni. Economicamente non c’è una differenza sostanziale tra i due sistemi. Infatti con l’esasperazione di tale attrezzo il pescatore lavora più sulla quantità che sulla qualità del prodotto.
La pesca negli anni ’80: alla ricerca di equilibrio biologico.
Se economicamente il discorso non fa una grinza, sul piano dell’equilibrio biologico della specie tale nuovo attrezzo a lungo andare si tramuta in danno che si ripercuote direttamente sullo stesso pescatore. Infatti il pesce catturato prima della sua riproduzione impedisce il normale ricambio tra nuovi nati e pesci catturati con rischio (se portato alle estreme conseguenze), di estinzione della specie. Tale considerazione ci dovrebbe far riflettere sull’uso indiscriminato di tale attrezzo.
Negli stessi anni anche la schiavina (palamitara), subisce una modifica nella tecnica di impiego, con risultati migliori. Mentre precedentemente la si poneva in mare al tramonto per essere ritirata quando il pesce rimaneva impigliato, oggi si segue un nuovo metodo. Arrivati in zona di pesca nel pomeriggio si va alla ricerca di eventuali branchi di pesce. Una volta avvistatili, si usa la schiavina per accerchiarli, lasciando poi il tutto in mare sino al calar della sera, quando si procede al recupero.
Nella pesca all’alalunga vi era sempre una rara presenza di piccoli pesci spada (spatelli) per l’imbarcazione. Improvvisamente, a partire dal 1984, tale presenza aumenta in modo consistente: da 50 a 100 spatelli per imbarcazione. Tale fenomeno, non del tutto chiaro, porta ad un ampliamento delle varie specie di pesci presenti nel nostro mare favorendo anche l’incoraggiamento per una ripresa della pesca al pesce spada e la costruzione di barche di dimensioni sempre più grandi.
La pesca negli anni ’80: si abbandona la pesca ad Amendolara.
Sempre nello stesso anno, un vecchio attrezzo da pesca, la nassa, subisce una profonda modifica. Dalle nasse di grosse dimensioni, in giunco, si passa a nasse di piccole dimensioni, in plastica, adatte per la pesca ai polpi. Il motivo di tale cambiamento è dato dall’assenza, protrattasi per diversi anni, nel nostro mare di masculari e fimmineddre che venivano pescati con tale attrezzo. Questo ha indotto i pescatori ad adattare tale attrezzo verso un nuovo tipo di pesca (polpi), con buoni risultati.
Nel 1984 le nostre barche, dopo un’esperienza decennale, non si portano più al banco corallino dell’Amendolara. Il motivo è presto detto. La secca corallina che aveva un’ampiezza di oltre 40 km² non offriva più la stessa abbondanza di pescato dei primi anni. E poi il pescato medio giornaliero era ormai eguale a quello del nostro mare. Ciò era dovuto sia all’aumento di barche operanti nella zona, sia alla quantità di rete operante giornalmente in mare.
La pesca negli anni ’80 chiude la serie di articoli tratti dal libro “La salsedine ha solcato il mio cuore” di Antonio Durante.