La famiglia De Pace: pescatori esperti venuti da Taranto
a cura di Salvatore Muci
Famiglia proveniente da Taranto, presente nel porto marittimo di Santa Cesaria, esistente nel territorio della città di Nardò, come risulta da documento del settembre, anno 1717, atto rogato dal notaio della curia neretina, Angelo Tommaso Maccagnano. Egli ci fa sapere e le scritture ci riportano che un componente della suddetta famiglia, tal Nicola De Pace, insieme ad altri marinai provenienti da Taranto, vendevano il proprio pescato all’affittuario dell’osteria del porto, locale incluso nel fabbrico delle locande.
Il fabbricato era sito a levante, a pochi metri dal mare del porto. Già dal XV secolo, quando Cesarea era sotto le dipendenze del Principato di Taranto, retto in quel tempo dal principe, Giovanni Antonio Del Balzo Orsini, sui nostri litorali s’ebbe una frequenza di pescatori forestieri, che diede origine a quel tipico fenomeno, definito nomadismo marinaro. Infatti, in quel tempo, lungo le coste di Cesarea scorrazzavano i pescatori nomadi tarantini per la pescosità del suo mare. Si fermavano nel suo porto in stagioni diverse, primavera – estate, perché il sito era esente d’imposizione di natura fiscale.
Per loro era un vero e proprio porto franco, che rimase tale fino alla morte del principe tarantino, avvenuta nel 1463. Anche nel ‘500, quando Cesarea era sotto la sovranità degli Acquaviva d’Aragona, i suoi lidi per tutto il secolo furono assiduamente frequentati da pescatori forestieri. La prevalenza demografica fu dei tarantini su tutti, perché i neretini (così si legge nell’atto) alla pesca non si adattavano, lasciando il mestiere ai tarantini.

Il ricordo di Francesco De Pace, tra i Caduti della Grande Guerra.
E ciò succedeva nonostante i tributi gravosi emanati e imposti dal Duca di Nardò, don Francesco Acquaviva e inclusi nella bagliva dell’anno 1558, un vero codice di disciplina fiscale, i cui pesi gli riscuotevano i doganieri e dazieri del conte. Così nei secoli seguenti, la famiglia De Pace prescelse le rive di Cesarea per le proprie attività marinare. Erano pratici nella pesca, soprattutto quella delle spugne e delle tante specie dei frutti di mare. Le suddette specie di pescagioni erano a praticarle Saverio, marito di Caterina Baldi da Taranto, entrambi sepolti nel cimitero di Leverano, e il figlio Giacinto, anch’esso ivi sepolto.
Figura di spicco della famiglia fu senz’altro Angelo Francesco Pasquale, nato il 20 giugno 1898 a Nardò. Si coniugò il 21 gennaio 1910 in Leverano con Maria Giuseppa Palladini, di Bartolomeo e Antonietta Albano da Leverano. Marinaio C.R.E.M. – matricola 81510 – capitaneria di Porto di Brindisi, inquadrato in Taranto come marò.
Fu trasferito al fronte come soldato del 212° reggimento, morì per ferite riportate in combattimento sul Piave, il 10 giugno 1918. La sua salma è sepolta nel cimitero di Castellazzo Novarese (Novara). Era figlio di Cosimo e Maria Barbetta da Veglie. Suoi fratelli erano Emanuele, Cesare, Salvatore e Giuseppe, ed una sorella Caterina, quest’ultimi tre minori di lui, in età.