Il mestiere dell’ambulante, un tempo a Porto Cesareo
a cura di Salvatore Muci
L’Italia del dopoguerra ha avuto la sua ripresa economica e sociale, grazie a decisioni determinate da vari governi, con conseguenti leggi che hanno portato profitto in molte famiglie di ceto medio. In particolare la pratica del commercio ambulante. Colui che praticava il suddetto mestiere era esente da parte delle autorità locali, di gran parte della fiscalizzazione.
E grazie a ciò molti giovani, dal ’46 ai primi anni ’60, appena ammogliati e con bambini, sceglievano con il loro veicolo di svolgere tale attività, con determinati vantaggi e portare avanti degnamente la propria famiglia. Nel nord – Italia, anche le donne svolgevano tal mestiere. Ma ci risulta che anche tanti italiani, immigrati nel nord – Europa, Belgio, Lussemburgo, Francia, Svizzera e Germania, svolgevano quel mestiere accanto alle proprie consorti, perché lì già allora, era normale vedere la parità di diritti tra uomo e donna. Infatti in quelle nazioni, la donna praticava gli stessi mestieri dell’uomo.
Grazie a quest’attività praticata da ambo i sessi, l’Europa ha avuto la sua ripresa economica e di conseguenza sociale, superando le disgrazie originate dal secondo evento bellico mondiale. Come in tutto il mondo, in Europa, negli stati comunitari, in Italia, nel meridione della Puglia, nel Salento, anche nella nostra Porto Cesareo era diffuso il mestiere dell’ambulante. Soprattutto negli anni ’50 e ’60 le nostre mamme la spesa la facevano per le strade.
Nelle viuzze di Porto Cesareo si fermavano a commerciare i fruttivendoli: ci si ricorda di Cosimo Muci e Franco Guido Peluso. Ma della stessa categoria, giungevano anche da fuori, e costoro che a volte non erano locali, vendevano fiori nel periodo dei morti, soprattutto i crisantemi. Tra gli ambulanti c’era chi vendeva i dolciumi, brioches, biscotti, ingredienti per fare i dolci e altro. Si ha memoria di un certo Salvatore da Galatone, accompagnato nel pullmino Volkswagen, dal fratello e dal padre.
Mestiere dell’ambulante: da Veglie, Copertino e Nardò giungevano nel nostro territorio.
Si vendevano prodotti per la pulizia della casa e ad altri immobili, detersivi di ogni tipo, scope, tira -acqua, secchi, recipienti ed altro, come era uso di un signore di Veglie, Delfino Ianne. Giungeva sino alla nostra cittadina col suo lungo veicolo, un’ape colma dei prodotti sopra descritti. C’erano coloro che arrivavano con le loro grosse api a vendere prodotti per cucire, tessuti e vestiario, come il signor Negri da Copertino. La gente del luogo con simpatia lo ricordava col soprannome di Capurussu. Colui suonava nella banda musicale del suo paese.
Di un tal Totò, anch’egli copertinese, che col suo grosso veicolo giungeva carico d’ogni tipo di tessuto e vestiti, oltre che di un certo Mammoletti che veniva da Nardò con un’ape di biancheria intima d’ogni genere. Tal tipo di commercio per le strade di Porto Cesareo, è perdurato per tutti gli anni ’70 sino ai primi anni ’80. Gli ultimi a farsi vedere furono il signor Angelo Arcati che col suo camioncino vendeva ogni genere alimentare, frequentando principalmente le strade consorziali dell’Arneo. Lo conduceva sino alle masserie Cormonese, Belvedere, Torre Lapillo, Boncore, Santa Chiara, Case Arse, sino alla Serricella e alla Serra degli Angeli.
Infine il signor Angelo Strafella da Copertino, per molti anni in Belgio come lavoratore. Tornato in Italia scelse la nostra Porto Cesareo per abitarvi. Domiciliato nel nostro borgo, volle vendere gelati per le strade del nostro comune, col suo camioncino giallo. A noi rimane di tutti loro, un commosso, simpatico ed affettuoso ricordo.
Mestiere dell’ambulante: foto di copertina per il noto camioncino di Angelo Strafella.