Il bersagliere Dimastrogiovanni, primo Caduto in Guerra leveranese
La Redazione – In foto Monumento ai Caduti a Leverano.
Il 18 giugno 1915, a un mese circa dall’inizio del conflitto, morì il primo soldato leveranese. La sua perdita non avvenne però sul fronte alpino o dell’Isonzo, dove le nostre truppe cercavano di conquistare quanto più possibile i territori oltre il confine stabilito nel 1866. Il leveranese Dimastrogiovanni Liberato Salvatore, bersagliere, venne dichiarato disperso nei fatti d’armi di Tarhuna (Libia).
Figlio di Ippazio e di Gaza Vita Maria, nacque il 9 luglio 1893 a Leverano. Era soldato di leva di 1ª categoria, chiamato alle armi l’8 settembre 1913 nel 5° reggimento bersaglieri. Sbarca con essi sulle coste africane nel febbraio 1915. L’11 maggio il reparto si mosse in rinforzo al presidio di Tarhuna, affrontato da circa 2000 ribelli, giungendo a destinazione solo il 16 maggio, dopo aver subito diversi attacchi ed essersi comunque congiunto ad altre forze italiane presso i pozzi di Megenin sulle rive del Uadi.
Il 17 maggio il forte venne definitivamente accerchiato dai ribelli, ai quali si unirono altri indigeni provenienti da Sirte. L’assedio impedì al presidio di ricevere soccorsi e costrinse gli occupanti a patire, con disciplina, la fame e i disagi di ogni genere. Il 18 giugno, dopo aver informato il governo di Tripoli, il comandante della guarnigione di Tarhuna decise di abbandonare il forte e di ripiegare in più tappe, su Azizia e poi su Tripoli.
La colonna composta da 1500 nazionali e 700 indigeni iniziò la marcia scortata dai bersaglieri ai quali venne assegnato il posto d’onore della retroguardia. Dopo circa un’ora di marcia si notarono “masse bianche” di uomini armati che seguivano a distanza la colonna, con intenzione di accerchiarla. Queste, numericamente superiori, attaccarono i bersaglieri che risposero al fuoco, permettendo alla colonna di proseguire la marcia.
Assieme al bersagliere Dimastrogiovanni, furono in tanti a perdere la vita in quell’avanzata.
Giunta a Sibi – Bolsi la colonna fu costretta ad avanzare a scaglioni, su una distesa costeggiata da fossati e dirupi da un lato e alture dall’altro, dove erano già posizionati gli arabi. Su questi rilievi vennero lanciati all’attacco i bersaglieri nel tentativo di far avanzare la colonna, che nel frattempo, completamente accerchiata, cedette all’attacco nemico dissolvendosi. La cavalleria nemica scagliatasi contro i resti del contingente, che ripiegava disordinatamente, completò l’opera.
I bersaglieri sotto il tiro preciso dei nemici riuscirono a raggiungere comunque le creste delle anzidette alture. Vista la situazione critica tentarono di proseguire la marcia fiancheggiando la colonna, finchè completamente accerchiati vennero sopraffatti. Degli oltre 2000 uomini partiti dal presidio di Tarhuna solo pochi superstiti (16 ufficiali, e 150 militari di truppe fra nazionali e indigeni) riuscirono a raggiungere le località di Azizia, Fonduc Ben Gascir e Ain Zara. Tra loro mancò all’appello, Dimastrogiovanni Salvatore, mai più ritrovato. Aveva solo 21 anni.
Fonte: “I leveranesi caduti nella Grande Guerra” – Giuseppe My