Lu Cannizzu da Cosimino: la storia, i sapori, il cuore
a cura di Raffaele Colelli
Parlare, scrivere, raccontare de “Lu Cannizzu” di Cosimino Falli e della sua splendida famiglia non è stata cosa semplice. La sua storia ti coinvolge sentimentalmente, dove i ricordi di un passato remoto riempiono il cuore e traboccano lievemente fin dentro l’anima. Così, inesorabili gli ingranaggi della mente rievocano alla memoria immagini, luoghi e personaggi che sembravano persi per sempre. E come per incanto riappaiono tracciando nettamente il percorso della nostra esistenza, di chi è stato testimone totale o parziale della vita palpitante di quelle mura quasi magiche, viziate dagli odori e dai sapori che ti riportano al mare e a un’atmosfera familiare che ti fa sentire a casa.
Una fredda mattina di marzo un debole sole accarezzava con rigoroso rispetto le ampie vetrate del ristorante, da dove si intravedeva la figura storica di Cosimino Falli al suo solito posto, dietro la solita scrivania. Poi i suoi quattro figli, due maschi e due femmine che gli erano accanto nel senso più stretto della parola, visto che da qualche tempo le sorti del mitico ristorante è stato affidato a loro, sotto lo sguardo severo ma magnanime del padre.
Ero andato per un’intervista commissionatami da tempo dal mensile Ecclesia Cesarina. Ed è stata un’emozione indescrivibile vederli tutti insieme. Mi sono detto che quella mattina ero stato davvero fortunato. E che certamente un pittore ne avrebbe avuto ispirazione per dipingere, scegliendo colori caldi e vivaci, un sontuoso ritratto, simile a quello che spesso si nota affisso sulle grandi pareti di ville ottocentesche. Il tutto a immortalare l’affetto, i sentimenti e l’emozioni di una grande famiglia.
Lu Cannizzu da Cosimino, l’eredità in mano ai figli di una storia partita negli anni ’40.
Antonio il primogenito gli era di spalle ed era occupato a rovistare tra dépliant e menù. Suo fratello Paolo era in piedi e discorreva con il padre. Le due sorelle Katia e Stefania, che il tempo trascorso le ha lasciate sempre uguali, belle e simpatiche, erano sedute vicino, gomito a gomito, e parlavano tra loro. Mi hanno subito accolto in mezzo a un sincero e largo sorriso. La loro proverbiale disponibilità mi ha fatto sentire da subito a mio agio, come se fossi uno di loro, anche se a dir il vero è da tanto che ci conosciamo.
Katia si è messa da subito a disposizione e mi ha offerto un buon caffè, tanto per rompere il ghiaccio. Cosimino mi ha invitato ad accomodarmi al suo fianco di lato alla sua affezionata scrivania. Domanda dopo domanda ha iniziato a raccontare, non riuscendo a celare le proprie emozioni, la mitica e affascinante storia de ” Lu Cannizzu”. Essa è legata indissolubilmente alla sua storica famiglia e all’intero territorio cesarino, un tempo borgo di sole con poche anime di pescatori. Con gli anni invece vera e propria zona turistica – balneare, conosciuta in tutta Europa per il suo limpido mare e le sue interminabili spiagge bianche.
Era il 1948: da qualche anno si era conclusa la Seconda Guerra Mondiale che aveva condotto l’Italia in un’estenuante spirale di miseria, distruzione e dolore mettendola in ginocchio. Nello stesso anno Salvatore Falli, il padre di Cosimino, spinto dalle necessità e avendo una numerosa famiglia da sfamare decise di installare in uno spiazzo rozzo e appena praticabile, l’attuale piazza Nazario Sauro, una precaria baracca da dove in una scana bancarella si vendevano frutti di mare serviti e consumati sul posto.
“E la gente” mi racconta orgoglioso Cosimino, “Era sempre più numerosa a comprare le nostre cozze, e pensa arrivava con il proprio barroccio trainato da un cavallo, anche perché di automobili a Porto Cesareo non se ne vedevano proprio“. In seguito e con il trascorrere degli anni vi fu una richiesta costante di pesce fritto. E lì in quelle mura fatte di legno Salvatore il capofamiglia, insieme ai suoi cinque figli, Cosimino appunto, Pietro, Toto, Vittorio e Perotti, diedero vita nel 1960 a quello che diventerà lo storico e famoso ristorante.
Il quale venne spostato definitivamente sul lato frontale alla panchina e allora composto da sole canne e da qui il nome di “Lu Cannizzu”. Per lunghi anni la cucina di zia Maria aveva deliziato il gusto dei numerosi clienti giunti da ogni parte dello stivale. Per non dimenticare assolutamente la dolcezza, e la bellezza, ma soprattutto l’amore infinito che Angela, moglie e madre, volata in cielo troppo presto e troppo giovane, aveva per i suoi quattro figli e per il proprio marito Cosimino, restando per sempre una figura insostituibile e che tale è rimasta nei loro cuori.
Il rinnovamento della struttura mantenendo salda la tradizione culinaria.
Negli anni ’80 il ristorante subisce un ulteriore trasformazione, sostituendo le canne, con eleganti e solide vetrate, ma mantenendo la stessa e medesima passione fatta di instancabili ore di lavoro, impegno e dedizione. Nella lunga vita dell’attività, diversi personaggi famosi, come cantanti, attori, uomini dello spettacolo e non solo, hanno beato i loro palati con i sapori di una cucina estremamente unica e di qualità. La professionalità di Cosimino Falli ha saputo mantenere con gli anni un profilo tradizionale e innovativo, restando per questo il capostipite dei ristoratori salentini.
Così come diversi uomini di cultura hanno decantato le famose pietanze con frasi a rime, articoli in vari rotocalchi specializzati, o dedicato poesie e ringraziamenti. Piatti unici e inimitabili come la forza e la semplicità degli antipasti: dai superlativi paraculi fritti, alle cozze fritte dorate, al profumo di limone appena colto delle cozze aperte a lampa. E poi dal must di tonno sott’olio fatto in casa, alla morbidezza dell’insalata di mare. E che dire del sapore deciso delle acciughe sott’olio, per non dimenticare la sublime panacea afrodisiaca dei frutti di mare.
Non trascurando assolutamente la superlativa sfilza dei primi: le imperdibili linguine o i cavatelli ai frutti di mare, le straordinarie orecchiette fagioli e cozze tra modernità e tradizione e gli spaghetti cucinati e conditi in mille modi. E dulcis in fundo Cosimino e la leggendaria ricetta del Quataru, arcaica pietanza di antichi pescatori, dove del pesce povero e invendibile, ma ancora buono, veniva cotto in una grossa pentola e consumata sulle panche delle stesse barche.
Tutto questo splendore culinario annaffiato da vini locali di alta qualità come i rinomati vini, famosi nel mondo, delle cantine Conti Zecca e tant’altro ancora. E per questo anche noi vi ringraziamo di cuore solo per il fatto di esistere: lunga vita a Cosimino!
Servizio andato in onda su ITALIA 1 – “Studio Aperto” al seguente link: https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/studioaperto/lu-cannizzu-a-porto-cesareo_F309455501458C11