Cosa fare con il tempo che ci viene concesso?
a cura di Laura Berardi – Dalla Rubrica “Cartastraccia“
La vita che ci scorre tra le mani ci pone di fronte a riconoscimenti che sorprendono. Qualcosa diventa manifesto, leggibile, comprensibile, mentre altro scompare o, talora, rimane avvolto nel mistero, nascosto nell’ombra, custodito nell’inevidenza. Ci sono persone che non appaiono, ma che lasciano indelebili tracce di sé, o meglio, del loro stile di vita, negli spazi che hanno abitato, nelle memorie dei cuori che hanno incontrato. Scompaiono, ma lasciano dietro di sé tracce buone, profumi indimenticabili, ricordi gradevoli, che facilmente riconducono a ciò che resta indispensabile, sufficiente, essenziale per vivere.
Avete mai visto crescere un albero? Avete mai sentito la voce, il suono, lo scricchiolio della sua lenta trasformazione? Chi ha mai sentito il rumore del germoglio che infrange la coltre rigida di un ramo rimasto nudo, rigido, infecondo per tutto il lungo tempo dell’inverno? Ve ne accorgete quando tutto è già cominciato, quando tutto appare oramai evidente, cambiato, mutato, compiuto. La corteccia è infranta e la novità ha già sorpreso.
Tutto si compie, dopo l’esuberanza e la novità di un inizio unico, piccolo, silenzioso. Tutto si compie lentamente, veramente, impercettibilmente. Quante volte, nel mondo del lavoro come nel giardino della vita, cerchiamo sguardi buoni, sorrisi accoglienti, parole belle, braccia di tenerezza, mani aperte all’incontro? Una volta vissuti, istanti come questi, torniamo a cercarli, come pane fragrante che, sapido di consolazione e di custodia, alimenta e torna a saziare una fame che nasce remota, primordiale, lontana, ma sempre presente.
Come usare il tempo? Passare dalle parole ai fatti, niente è frutto di casualità.
Questo discorso per dirvi che nel lavoro, come nella vita, è necessaria la fortezza, se vogliamo che le cose di ogni giorno comincino a cambiare. Nulla accade da sé o casualmente. Le parole cambiano la vita, se vengono scritte sulle pagine bianche che si aprono dinanzi a noi al sorgere di ogni nuova alba e se poi, a sera vengono rilette nella verità di quanto vissuto. Non possiamo pensare che le cose cambino da sole, se non cominciamo a farle in modo diverso.
“Sperare che domani arrivi in fretta e che svanisca ogni pensiero – canta Noemi -, lasciare che lo scorrere del tempo renda tutto un po’ più chiaro, perché la nostra vita in fondo non è nient’altro che un attimo eterno: sono solo parole“. Sono solo parole, ma se facciamo in modo che esse diventino pagine scritte, vita vissuta, seme capace di generare novità, allora avremo contribuito a generare vite nuove, stupore e gratitudine. Sono emozioni “sorelle” di mitezza, gentilezza e tenerezza che ci consentono di vivere una vita più serena, non divorata dalla conflittualità.
Mai come oggi ne abbiamo bisogno, in ogni ambito, e credetemi se vi dico che il vostro passaggio nella storia è un dono. E’ come il vento che spazza i rami secchi e restituisce l’albero alle sue radici. Ricordando il film capolavoro di Peter Jackson, la frase che Gandalf rivolge a Frodo nelle gallerie di Moria è una delle molte grandi perle che merita di essere riportata nella sua interezza: “Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi, ma non spetta a loro decidere; possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso“.