Pino Zimba: quando il suono di un tamburello diventa magia
a cura di Alessio Peluso
Era il 29 giugno 2016, una calda sera d’estate come tante. Spulciando su Google sono in cerca di interessanti appuntamenti che possano allietare la monotonia. Uno di essi cattura la mia attenzione, è in scena la festa dei Santi Pietro e Paolo a Galatina. Giungo in macchina poco dopo le 23 nei pressi della piazza principale, dove è in corso uno show di pizzica sul palco principale.
Bello penso, anche perché da qualche anno avevo cominciato ad apprezzare la musica della nostra terra. Il bello però si trasforma intorno a mezzanotte in un “che peccato!”, anche perché lo spettacolo è appena terminato. Così mi intrattengo per un altro giro tra l’innumerevole folla, prima magari di andare via.
Non avevo però fatto i conti con le ronde notturne che di lì a poco presero vita in ogni via: gruppi di ragazzi e ragazze, giovani e meno giovani a suon di tamburelli, chitarre e soprattutto indimenticabili voci femminili. Quasi inutile aggiungere che il divertimento si prolungò sino all’alba.
Da quel giorno ho iniziato a guardare al mondo della musica popolare salentina con occhi diversi, con ammirazione. Ecco perché con immenso piacere racconterò del tamburellista per eccellenza, Giuseppe Mighali, per tutti Pino Zimba. Nato ad Aradeo il 18 luglio 1952 è sicuramente un protagonista assoluto nel mondo della pizzica e taranta, con il suo strumento, la sua voce, il suo carisma.
Pino Zimba: anche la notte degli Oscar è ai suoi piedi.
La sua è un’anima che si unisce al padre Francesco, anch’egli tamburellista. Sin da piccolo coltiva questa sua irrefrenabile passione ed energia, palpabile durante le sue esibizioni. Eppure la sua giovinezza non è semplicissima. Negli anni ’70 si trasferisce in Svezia e poi in Svizzera, cercando occupazione lavorativa.
Proprio in questo periodo avvengono le prime apparizioni cinematografiche, che cominciano a diventare rilevanti, soprattutto dopo l’incontro col regista salentino Edoardo Winspeare. Egli è convinto che Pino abbia le caratteristiche adatte per il grande schermo. Così nel 1995 compare in “Pizzicata”, poi in “Sangue vivo”, dove la colonna sonora diventa quella di Officina d’Arte Zoè, suo gruppo di appartenenza negli anni ’90.
Gli apprezzamenti non mancano: possiamo ricordare l’apparizione presso il “Teatro Piccolo” di Milano nel 2000 che lascia tutti a bocca aperta, oppure la presenza al “Premio Tenco” di Sanremo. L’anno dopo addirittura l’America è ai suoi piedi, durante la famosa “Notte degli Oscar di Hollywood” che manda il pubblico in visibilio.
Dal 2002 nasce invece il progetto Zimbaria, gruppo musicale che porterà avanti coi figli fino al fatidico 13 febbraio 2008, giorno della sua morte. Tra i classici del suo repertorio possiamo citare “Aria gaddhripulina”, “Pizzicarella” o “Quandu lu Zimba face lu pane”.