Gregorio Caputo: il ricordo di Nardò ad un anno dalla scomparsa
La Redazione
È trascorso un anno dalla scomparsa di Gregorio Caputo. Al naturale dolore e stupore che l’improvvisa perdita ha generato, è seguito un affetto spontaneo e sincero che non ha cessato di essere sempre vivo in tutto questo tempo.
La passione per la sua terra e la profonda conoscenza della tradizione popolare portarono Gregorio, insieme ad altre ispirate personalità, ad essere uno dei principali protagonisti della scena culturale della città. E’ uno dei preziosi fondatori dell’Associazione “Amici Museo di Porta Falsa” e del “Piccolo Teatro Città di Nardò“. Entrambe le realtà da quasi 50 anni promuovono e diffondono i valori e i costumi di un patrimonio immateriale inestimabile che merita di essere conosciuto e tramandato.
Per celebrare il suo talento, il suo impegno e condividere i tanti momenti della sua straordinaria carriera, l’Associazione “Amici Museo di Porta Falsa” e la sua compagnia teatrale “Piccolo Teatro Città di Nardò” hanno organizzato una mostra fotografica ed una proiezione.
L’inaugurazione della mostra fotografica è in programma oggi alle 18:30 presso la sede del Museo della Civiltà Contadina (torrione del castello), dove a seguire ci sarà la proiezione “Frammenti di Gregorio”.
Gregorio Caputo e il prezioso contributo di Paolo Zacchino per Nardò.
L’obiettivo è rivivere insieme la memoria di una persona e un artista fuori dal comune. E nonostante l’assenza, continua ad occupare un posto speciale nei ricordi di quanti lo hanno conosciuto e amato.
Prima insegnante di educazione tecnica, ma soprattutto appassionato della cultura popolare contadina che sprigionava attraverso le sue performance teatrali. Parlare di Gregorio Caputo non significa solo Salento. La sua arte ha varcato i confini della nostra regione, arrivando nella capitale Roma, in Emilia Romagna, in Germania ed anche Svizzera.
Assieme a lui gli scritti in dialetto neretino di Mimino Spano e la geniale regia del compianto Paolo Zacchino. Tra le varie interpretazioni possiamo ricordare “Teresina”, “L’occa ti la gente” o “Ssettate ca ti cuntu”.