Presicce e il Porto Cesareo calcio: difesa blindata
Il mare, l’odore della primavera e la consueta allegria. E’ l’incontro con Antimo Presicce e il suo legame con Porto Cesareo.
a cura di Alessio Peluso
“Dice che era un bell’uomo e veniva dal mare…” L’ho immaginato sempre così, canterino, con le casse del pesce tra le mani, pronto a rivenderlo o semplicemente a donarlo. Nell’aria si percepisce il profumo della primavera e le ricerche proseguono.
Non conosco di persona il prossimo protagonista, ma ne ho apprezzate le qualità vocali quando sbucando all’improvviso nei bar o tra gli amici, o per allietare la compagnia femminile, partivano note musicali degli anni ’60, con in testa “Nel sole” di Albano, resa ancor più evidente dal noto ritornello “quando il sole tornerà, e nel sole io verrò da te…”
L’appuntamento è fissato per le 12:00. La giornata accarezzata da una piacevole tramontana invita tante coppiette a godersi il lungo mare. Alcuni pescatori tornano dall’estenuante notte lavorativa, altri cesarini appassionati di pesca di polipi o semplicemente con la canna da pesca attendono sui muretti; lanciando qualche urlo, ridendo di gusto e osservano quello che accade intorno. Comprese le simpatiche paperelle che da tempo ormai hanno dimora fissa presso “Riviera di Ponente”.
Vita divisa tra la pesca e il richiamo dello sport.
Pochi minuti dopo, tra le aiuole e i tipici muretti, dalle brevi scalinate vedo giungere Antimo. Ha il suo tipico berretto da marinaio, tuta sportiva rossoblù, jeans neri e una mascherina, non a caso neroazzurra, simbolo di un cuore che batte per l’Inter. Non ha i suoi tipici stivali verdone scuro, sostituiti da comode scarpe basse.
Mi riconosce immediatamente, anche se istintivamente, quasi pilotato da un’attrazione irresistibile, sale sulla sua piccola barca, per controllare che tutto sia in ordine. È la sua “Delfino 3GL072 Antimo” un marchio di fabbrica inconfondibile a Porto Cesareo.
Antimo Presicce è nato a Nardò il 13 maggio 1944, con la Seconda Guerra Mondiale in via di conclusione. Da piccolo viveva con i genitori Emanuele Presicce e Maria Rosaria Rizzello, in via Manzoni. Già dalla più tenera età il mare e l’arte del pescatore ha rappresentato la sua passione e fonte d’ispirazione, seguendo i preziosi consigli del padre. Ma durante il poco tempo libero via alle organizzazioni di partite di calcio tra le campagne, vicino la Torre Cesarea o nei pressi dell’attuale Pro Loco.
Presicce inizia la sua vera avventura sportiva passando al Copertino nel 1964.
Antimo Presicce da Porto Cesareo, è il classico centrale difensivo, un vero mastino, difficile da superare, bravo nell’anticipo e nel pilotare la propria retroguardia. Se ne accorge ben presto il Leverano agli inizi degli anni ’60, ma il provino, durato solo pochi minuti è da dimenticare. Schierato fuori ruolo, poi addirittura da centravanti, fatica a mettersi in mostra e la prima chiamata importante si conclude con una delusione.
Non tarda però a ripresentarsi una seconda opportunità, a qualche chilometro di distanza, nel paese noto e devoto al Santo dei voli, San Giuseppe da Copertino. È il 1964 e l’approdo nella società rossoverde è ufficiale. Antimo gioca da libero, dietro la linea difensiva, sempre pronto ad intervenire e ad essere l’ultimo baluardo tra gli attaccanti e l’estremo difensore.
Per le sue attitudini da difensore estremamente reattivo, si guadagna la nomea di “Presicce, la Triglia“, pesce noto dal colore rosso – brunastro, attraversato da striature giallo – dorate. Se ne contano almeno 80 specie, anche se le più conosciute sono la triglia di scoglio rossa e la triglia di fango bianca. Inoltre ha gli occhi grandi ed è sempre attenta a quello che succede, come confermato dalle riflessioni dello stesso Antimo.
Il trasferimento al Guagnano e il cambio di ruolo.
L’avventura con il Copertino durerà cinque anni, fino al 1969, e sarà arricchita dalla promozione dalla terza alla seconda categoria. Poi il trasferimento a Guagnano, su esplicita richiesta dell’allora presidente e dottor Palagiano, con in panchina mister Rucco, il quale opta per un cambio di ruolo. Antimo da libero, è spostato nella posizione di stopper, con la responsabilità di dover anche far ripartire l’azione.
Ed è qui che nasce un’interessante annotazione tra il calcio moderno e quello di un tempo, che riportiamo qui di seguito:” Non mi piace il calcio che si pratica oggi. Vedo troppi retropassaggi al portiere e squadre che continuano a passarsi la palla nell’area di rigore. Noi no! Eravamo abituati ad allargare il gioco sulle fasce, o comunque ad andare sempre in verticale, cercando lo spazio giusto per l’attaccante”.
Il sodalizio con il Guagnano si chiude dopo un biennale positivo. Finalmente Antimo Presicce è a un passo dal Porto Cesareo, anche se un clamoroso retroscena non può passare inosservato. Grazie al supporto della famiglia Bruno Toschi, vi era la possibilità di effettuare un provino con la memorabile Inter dell’allora presidente Angelo Moratti e dell’avvocato Peppino Prisco.
In quegli anni i neroazzurri conquistarono tre scudetti, due Coppa Campioni ed Intercontinentale, prima della cessione della proprietà nel 1968 ad Ivanoe Fraizzoli. Purtroppo per il centrale difensivo cesarino tutto resterà solo un sogno nel cassetto. Il padre non volle per nessun motivo lasciar partire il figlio, fondamentale per portare avanti il lavoro da pescatore. Così Antimo superata la delusione approda tra i delfini cesarini, per poi essere immediatamente ceduto all’Avetrana in prestito per una stagione, come già avvenuto per altri giocatori del Porto Cesareo.
Presicce e l’esordio col botto con la maglia del Porto Cesareo.
Il sogno di poter giocare nella formazione del proprio paese natio, si concretizza l’anno successivo, sotto la presidenza di Cosimo (Mimino) Zecca. Promosso ben presto tra i titolari indossa la maglia numero 6 e ricorda il suo match inaugurale. Il pubblico presente è caloroso come al solito. Nel pre – partita si assiste all’entrata di Ferruccio Mele ed Enrichetta Rizzello, sorella del bomber Salvatore Rizzello, con la presentazione e benedizione delle divise del Porto Cesareo, da parte di Don Vincenzo Zagà.
La squadra sfidante è la Juventina Lecce, sicuramente superiore almeno sulla carta ai cesarini. Il primo tempo è in apnea. Gli ospiti premono e mettono alle corde la formazione di casa, brava a rintuzzare con l’organizzazione difensiva e il solito spirito combattivo gli attacchi avversari. Nonostante la sofferenza si va negli spogliatoi a reti bianche.
Doppia ghiotta occasione dal dischetto.
Nella ripresa però, il canovaccio della gara cambia completamente, con il Porto Cesareo determinato a portare a casa l’incontro. E la ghiotta opportunità si presenta ad inizio secondo tempo, con un calcio di rigore assegnato dall’arbitro De Battis. Sul dischetto si presenta Achille Spagnolo, che calcia malamente fuori. I delfini non si scompongono e continuano ad attaccare, trovando un altro penalty a pochi minuti di distanza.
Questa volta sul dischetto per il Porto Cesareo si presenta Antimo Presicce. Il suo è un destro rasoterra che spiazza l’estremo difensore avversario, ma che deve fare i conti con il disconnesso terreno di gioco che fa terminare la sfera sul palo e poi mestamente sul fondo.
La sfida sembra stregata e l’azione della Juventina Lecce riprende vigore, fino a quando a pochi minuti dallo scadere accade l’imponderabile. Giuseppe Calasso, portiere dei cesarini cede il pallone a Fernando Albano, che lo scarica fuori dall’area verso Presicce, il quale avanza e calcia dalla lunga distanza. La traiettoria strana, probabilmente un lancio calibrato male, si trasforma con l’aiuto della buona sorte e del vento favorevole nel gol dell’1 a 0.
Priorità a famiglia e lavoro, ma la passione per il calcio a Porto Cesareo continua tra i Marinai d’Italia.
È il risultato finale, ottenuto al termine di una sfida tiratissima. L’incontro non passa inosservato agli occhi del piccolo Enzo Mariano, venuto a vedere la partita con il padre. Realizza una simpatica ed originale vignetta sull’accaduto, con l’incredibile calcio effettuato da Presicce. È un ricordo che suscita ancora emozioni nell’accorato racconto del difensore nostrano.
Gli ultimi anni tra i delfini rappresentano la parabola conclusiva nella carriera sportiva di Presicce. Infatti il 12 giugno 1971, il matrimonio con Silvana Zollino e l’addio alla storica imbarcazione del padre, la “Cosimo Damiano”, sono il preludio non solo ad impegni familiari sempre più incombenti, ma anche all’acquisto della prima barca in proprio. Si tratta della “Attilio Regolo” nel 1973.
La passione per il calcio proseguirà solamente all’interno dei Marinai d’Italia. Conquisterà vari trofei, con le premiazioni finali tenute nei pressi dell’attuale sagrato parrocchiale.