ARTE & SALENTO

La Cripta di Sant’Angelo ad Otranto

a cura di Vanessa Paladini

La valle dell’Idro (Otranto) è interessata da numerose grotte che si distinguono in varie tipologie, sulla scorta delle diverse tradizioni abitative. Lungo la via campestre che segue a mezza costa il perimetro di Monte Sant’Angelo si trovano i resti di una chiesa-cripta, denominata appunto «Sant’Angelo».

Sebbene una gran parte dell’ambiente sia crollato, risulta ad oggi visibile la divisione tra Naos – composto da un atrio scoperto – e Bema – concluso da tre absidi, orientate a Sud-Est, di cui una comunicante con una piccola grotta affrescata –.

Nel Bema non vi è più traccia di affreschi, ma solo frammenti di intonaco e colore; nel Naos invece si intravedono parti di tuniche e alcune immagini sacre, tra le quali si distingue una mano benedicente alla greca. La figura dell’Arcangelo Michele, affrescata su uno sfondo blu entro un riquadro a bande scure, è la sola a distinguersi più nitidamente e ad essere riconducibile al XIII-XIV secolo.

L’Arcangelo indossa una tunica di color rosso e regge, nella mano destra, una lancia e, nella sinistra, un sigillo della cui decorazione si scorgono delle linee ondulate, mentre la croce che doveva sovrastarle è del tutto scomparsa. Alla destra dell’affresco, in basso, sono leggibili le prime righe di un’iscrizione votiva che il De Giorgi, riuscito a vederla integra nel settembre 1884, tradusse come segue: «Ricordati O Signore del servo tuo Basilio, del suo padre e della sua madre».

Sull’iconostasi del Naos vi sono i resti di un altro affresco, su sfondo bipartito, raffigurante un Santo Vescovo, non identificabile. In basso alla figura restano delle tracce di un’iscrizione votiva, del tutto illeggibile. Il De Giorgi aveva identificato il Santo come un S. Timoteo.

Sul resto della parete ci sono tracce di altri affreschi palinsesti e sullo strato inferiore, in condizioni precarie si intravedono due piccoli volti femminili – probabilmente i committenti –. La destinazione originale era quella di una chiesa e la presenza dell’iconostasi (elemento essenziale della liturgia, generalmente costituita da un muro pieno aperto da tre porte) dimostra che era verosimilmente funzionale al rito greco.

Nell’immagine l’affascinante “Cripta di Sant’Angelo”

BIBLIOGRAFIA: C. D. FONSECA – A. R. BRUNO – V. INGROSSO – A. MAROTTA, Gli insediamenti rupestri medioevali nel Basso Salento, Galatina 1979, pp. 140 -144.

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