SPAZIO STORIA

Peppino Impastato: una vita per la vita

a cura di Vittorio Polimeno

Molti lo conoscono come il ribelle che coniò l’espressione “la mafia è una montagna di merda”. Altri lo conoscono come il povero illuso che tentò di debellare la piaga della mafia dal suo piccolo paese (Cinisi). Qualcun altro lo conosce per i famosi cento passi che dividevano la sua casa da quella del boss Gaetano Badalamenti, divenuti poi celebri con l’omonimo film e la canzone dei Modena City Ramblers

Ma pochi conoscono veramente la figura di Peppino Impastato. Un’anima sicuramente ribelle, ma soprattutto delicata e nobile. La sua intera vita è un inno alla vita. Il tutto non appena comprende che il sistema mafioso è come un cancro all’interno della società civile, inizia le sue battaglie. Fonda il circolo “Musica e Cultura”, ama e diffonde la fotografia, la poesia, la letteratura, ama la natura e si oppone con tutte le sue forze alla realizzazione della terza pista di atterraggio dell’aeroporto di Palermo, “casualmente” sui terreni appartenenti a boss mafiosi che dall’oggi al domani si sono ritrovati palate di soldi sui loro conti correnti.

Peppino Impastato: una vita per la vita

Si oppone ai piani regolatori studiati a tavolino per avvantaggiare gli “amici degli amici”. Ma quello che più non poteva sopportare era sapere che la mafia era dentro le mura di casa. Ripudia il padre e grazie alla madre riesce a trovare rifugio in un garage. Fonda Radio Out (oggi Radio Cento Passi) e inizia a utilizzare l’arma della satira per denigrare il sistema mafioso. Dulcis in fundo decide di entrare in politica e questo segna la sua condanna. A qualche giorno dalle elezioni comunali del 1978, esattamente il 9 Maggio, viene rapito e barbaramente ucciso, legato ai binari del treno per far sembrare la sua morte un incidente.

A distanza di decenni le indagini hanno una svolta e finalmente si riconosce l’assassinio per mano della mafia. Oggi Peppino Impastato, da chi conosce la sua storia, è considerato un’ispirazione, un esempio, una persona che negli ambienti mafiosi ha dato più fastidio da morto che da vivo.

Nel Giugno 2010, un gruppo di Giovanissimi di Azione Cattolica di Porto Cesareo, raggiunge i luoghi che hanno visto crescere Peppino e incontra il fratello Giovanni, ripercorre quei cento passi e scopre che la casa del boss, dopo essere stata confiscata, è diventata biblioteca comunale, scopre che Radio Cento Passi trasmette ancora, non più via etere, bensì via web, scopre che la casa di Peppino è un via vai di gruppi e associazioni tanto da essere stata ribattezzata “Casa Memoria”, ma soprattutto scopre che sulle orme di Peppino esistono battaglie ancora in piedi, associazioni, gruppi, movimenti che continuano a portare avanti le idee di questo ragazzo morto fisicamente, ma ancora vivo nei suoi propositi.

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