Mino De Santis: fantasia e libertà
a cura di Alessio Peluso
La fantasia è la figlia più amata dalla libertà. Non ci potrebbe essere altro modo per intraprendere una carriera artistica così unica, originale. E se poi tendono a paragonarti a De André, Brassens e ai grandi cantautori degli anni ’70, la domanda sorge spontanea: chi è costui? Parliamo di Mino De Santis, originario di Tuglie, che già da un decennio sorprende con la sua musica.
Descrivere la propria realtà, il Salento, entrando nelle pieghe della tradizione è tutt’altro che semplice, farlo con canzoni che assumono i contorni di meravigliose poesie è un’arte invidiabile. Mino De Santis, autodidatta, scrive le sue prime canzoni già da giovane, anche se la popolarità arriverà molto dopo.
Sicuramente uno dei suoi brani più apprezzati risulta “Arbulu te ulie” tratta dall’album “Scarcagnizzu”, dove l’albero d’ulivo diventa il protagonista assoluto di ricordi, racconti e testimonianze di storie che hanno attraversato i secoli. Una personificazione che mista all’arpeggio delicato della chitarra, culla dolcemente l’ascoltatore, portandolo in questo mondo così antico, ma ricco di fascino.
Nel medesimo album spiccano “Lu cavaddhru malecarne” e “Lu cane”: entrambe in maniera diversa toccano il tema della libertà, così caro al cantautore salentino, che ancora una volta attraverso gli atteggiamenti degli animali, provoca metafore di vita quotidiana.
L’ultimo lavoro è l’album “Petipitugna”.
Altre creazioni di rilevo le possiamo riscontrare anche nell’album “Petipitugna”, dove si fa richiamo ad un’antica filastrocca salentina. Si avvale per la produzione dell’album della chitarra di Marcello Zappatore, che spicca prorompente nel “Blues delle patate”, dove le situazioni lavorative si intrecciano con le consuete liti familiari; citazione immancabile all’interno del disco per “Lu fiju a Milanu”, una ballata romantica che riporta alla mente le storie di chi partiva verso Milano in cerca di lavoro, ma con un pezzo di cuore che restava legato alla propria terra; struggente anche “Ieu e lu mesciu” dal sapore autobiografico e nostalgico.
E tanti altri capolavori potremmo citare, ma ci fermiamo qui. Il resto lo lasciamo alla curiosità e all’immaginazione di chi vorrà scoprire un Salento magico, sulle note di Mino De Santis.