Stefano Peluso: una vita tra i pali
a cura di Alessio Peluso
“È un solitario. Condannato a guardare la partita da lontano. Senza muoversi dalla porta, attende in solitudine, fra i tre pali, la sua fucilazione. Prima vestiva di nero come l’arbitro. Ora l’arbitro non è più mascherato da corvo e il portiere consola la sua solitudine con la fantasia dei colori”. Descrizione perfetta quella elaborata da Eduardo Galeano, ideale per ripercorrere la storia di Stefano Peluso, cesarino doc, nato il 27 marzo 1985 a Copertino.
A differenza di altri la passione tra i pali è sbocciata sin da subito.
Il tutto con gli amici di sempre, nelle strade, tra le piazze, con ancor più vigore vicino la Torre Cesarea.
Parte da qui l’idea di spingere il padre, Eugenio Peluso, a fondare una squadra formata da tutti quei ragazzi che hanno fatto del pallone la loro ragione di vita.
Prima gli esordienti, l’anno dopo i giovanissimi con il raggiungimento della finale play – off con il Copertino.
Una partita convulsa e nervosa, con accese discussioni nel post gara. Stefano però, ha il tempo di mettersi in luce e l’anno seguente veste la casacca rosso – verde del Copertino.
A soli 16 anni arriva la prima chiamata importante.
Il ritiro con il Tricase, che militava in Serie C2 e l’esperienza nella categoria Allievi e tra i Berretti Nazionali. Questo periodo sarà utilissimo per captare da vicino giocatori formati e di levatura superiore, quali Vadacca, Del Core e l’allenatore Totò Nobile. La breve parentesi nel Galatina, è il preludio per il ritorno da titolare nella sua Porto Cesareo in Prima Categoria nel 2001; saranno due mesi corredati da prestazioni eccellenti che non sfuggono al Taurisano, con il quale disputa il campionato di Eccellenza.
L’avventura successiva, con la maglia del Nardò, porterà in dote la macchia di una retrocessione, resa meno amara dal calore di un pubblico unico nel suo apporto. Dulcis in fundo i 6 anni memorabili a Leverano, con un gruppo di ragazzi speciali sotto il profilo umano, la guida tecnica di Gianfranco Castrignanò e la presidenza di Maurizio Zecca. A 30 anni la decisione di lasciare per dedicarsi alla famiglia e a un grande sogno:” Raccogliere i ragazzi per strada e regalargli l’opportunità di vivere il calcio per diventare persone migliori, proprio come mio padre ha fatto con me”.
Nell’immagine d’apertura una foto d’archivio: è il Porto Cesareo, categoria esordienti.