Ciccio Cardellicchio, una vita onorando la Patria e il suo Paese
a cura di Salvatore Muci
Francesco (Ciccio) Cardellicchio nacque nella borgata di Torre Cesarea (allora frazione di Nardò), il 6 gennaio del 1926, da una famiglia già presente nella marina sin dall’anno 1797, quando marinai provenienti da Taranto, appartenenti alla suddetta famiglia, approdarono con le loro barche sino al nostro porto per l’attività della pesca. Era figlio di Rocco Giuseppe Salvatore e di Cosima Annunziata Peluso, il penultimo di ben 11 figli, di cui cinque maschi, quali Cosimo Damiano, Antonio morto prematuramente, Giuseppe, Francesco appunto e l’ultimo Antonio, per l’omonimo ormai deceduto; sei le donne: Consolata, Addolorata Maria, Cosima, Maria Candida Antonia e infine Donata.
Da ragazzo frequentava in Leverano la casa della nonna Persano. Cresciuto, ha solcato con la barca del padre la costa salentina dalla Colimena alla marina di San Vito, insieme ai suoi fratelli. Il suo servizio militare durò più a lungo perché per l’età che aveva si ritrovò poco dopo l’ultimo periodo bellico, post Prima Guerra Mondiale. L’8 marzo del 1947 ebbe la chiamata in marina militare come nocchiere di bordo. Fu imbarcato prima sul cacciatorpediniere, Velite e dopo sul Franattiere, della stessa nave. Si congedò l’8 marzo 1948, ritornando a lavorare di nuovo sulla barca di suo padre con i fratelli.
Portò in matrimonio nell’ottobre del 1952 Maria Giuseppa Mazzotta, nata il 6 gennaio 1929 in Copertino e residente ivi. Nella vita fu protagonista in Porto Cesareo della sezione Combattenti e Reduci, a cui dopo si unirono i Marinai d’Italia. Dopo vari tentativi di trovare una sede adatta, tra cui una camera adibita ad una specie di garage sito nella parte sottostante della torre costiera, fu trovata finalmente una casa, in cui lui da giovane aveva abitato, sita sulla destra del corso Garibaldi, poco prima di Piazza Risorgimento.

Ciccio Cardellicchio e la grande abilità nel costruire modelli navali.
Nella festa in cui si celebrava solennemente la vittoria sull’Austria nella Grande Guerra, del 4 novembre 1918, era proprio Ciccio Cardellicchio a guidare in quel giorno d’ogni anno, la cerimonia che usciva dalla sezione per recarsi in chiesa, percorrendo tutto il corso per giungere lì in vista della santa messa, in onore ai Caduti della I Guerra Mondiale. Terminata la funzione religiosa era sempre Ciccio a guidare il corteo sino a Piazza Nazario Sauro e invitare gli oratori a intervenire, e tra loro anche lui. Soprattutto si notava la sua voce commossa nel racconto delle gesta eroiche dei soldati al fronte e alzare la voce nella recita della preghiera al Milite Ignoto.
Era molto appassionato di modelli navali, realizzando molte navi da guerra. Il suo capolavoro è stato la corazzata Roma, cui era molto legato, come lo era pure nel raccontare ai ragazzi del paese, tutti gli avvenimenti successi in Torre Cesarea, negli anni ’40 – ’45. In particolare degli aerei che erano nel nostro porto, divenuto in quel periodo un idroscalo, inaugurato con la venuta sino alla nostra torre del Re d’Italia insieme a Benito Mussolini. Ciccio raccontava che i suddetti idrovolanti, stanziavano sino alla Strea, fino alla riva della spiaggia, in quel tempo dunosa. E poi l’esercito italiano accampato al piazzale della nostra chiesa ad aspettare la partenza per i Balcani.
Da piccolo e anche da adulto era bravo nel disegno, un vero artista della pittura. Realizzò in plastico e tanto legno la Porto Cesareo anni ’30, esposto molte volte nelle cerimonie commemorative. Muore il 27 maggio 2009, lasciando soli la moglie e il figlio, l’architetto Piero. Il 24 giugno 2016, in Toscana, a Prato, muore anche la consorte dove tutt’ora vive l’unico figlio.

