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Isola dei Conigli a Porto Cesareo: storia, ritrovamenti, evoluzione

a cura di Salvatore Muci

Nella mappa del nostro territorio sono comprese anche la nostra isola, isolotti e scogli, anche i sommersi. D’estate i turisti, e il nuovo afflusso nella nostra cittadina per una migliore ricettività alberghiera, anticipano in primavera la visita sull’Isola dei Conigli. Il suo vero nome risulta quello di Cesaria, ma c’è anche quello di Isola Grande. Molto probabilmente è stata frequentata già nel periodo a.C. da nomadi popolazioni micenee, greche, illiriche e messapiche.

Dietro l’isola che i locali appellano Puertu Pignatu, moltissimi cocci e vasi di terracotta sono stati rinvenuti, a testimonianza della presenza umana che gestiva una produttività di quel genere e di tanta altra specie di terracotta, oggetti d’argilla e creta. Nell’epoca romana fu abitata da ricchi politici e commercianti, in abitazioni e ville del tempo, forse con colonnato. Testimonianza di quanto scritto prima s’ebbe quando sull’isola ci fu un notevole rinvenimento di monete e vari monili antichi d’ogni tipo e modo, negli scavi effettuati nell’opera di una vasta e folta piantumazione di alberi.

Purtroppo tale piantumazione, soprattutto i pini d’Aleppo, ma anche tante altre specie, hanno coperto il suolo originale del luogo. Solo se l’isola fosse rimasta come un tempo, si sarebbero notate facilmente le fondamenta, i restanti muretti delle abitazioni, oltre ai resti di una chiesa abbaziale, prima retta dai basiliani nel medioevo e poi benedettina nel ‘400.

Riguardo la presenza sull’isola di tal chiesa, si rinviene la sua presenza in diversi documenti (uno conservato presso l’archivio Vaticano, metà ‘200). In essi si riporta che l’abbate di Santa Maria de Cesaria consegnava l’offerta al suo superiore di Santa Maria de Nerito e costui al vescovo di Brindisi, in quel tempo primate di tutto il Salento. Insieme alle altre raccolte nelle chiese, appartenevano tutte all’abbazia neretina.

Il nome di Isola dei Conigli nacque negli anni ’40.

Il vescovo brindisino a sua volta, in un incontro alla curia nella città di Brindisi, consegnava al legato apostolico del Vaticano nel Regno di Napoli, Rodolfo Albanese, tutte quelle somme raccolte in Terra d’Otranto. Un altro documento è nelle carte del monastero di Santa Chiara di Nardò, nelle quali si legge chiaramente dell’esistenza in insula, della suddetta abbazia. E altri ancora sono presso altre carte custodite nell’archivio della curia di Nardò. Quest’ultime ci testimoniano le visite pastorali dei primi del ‘500, di Mons. Setario e De Caris. Una raccolta di documenti che riguarda la presenza dell’abbazia di Santa Maria de Cesaria, sono nell’archivio di stato di Lecce.

Frammenti della costruzione sacra erano, quando a metà ‘800, turisti del centro – nord Italia, incontrarono abitanti di Cesaria, marinai che con le loro barche li aiutarono a raggiungere l’isola e nella circostanza costoro gli fecero vedere monete e altri oggetti d’ogni specie che lì avevano rinvenuto. Vendendoli, riferirono loro che le proprie dimore nel porto erano state costruite con la muratura delle costruzioni che erano sull’isola.

Dal 1942, fu accostato al nome dell’isola quello dei conigli, a motivo che in quell’anno, quella divenne riserva di caccia, su concessione governativa assegnata al signor Luigi Rizzello di Torre Cesarea. Da allora gli abitanti locali l’appellarono Isola dei Conigli. Anche in precedenza, gli abitanti del luogo, lasciavano sull’isola, alcune capre e caprette. Questi animali solevano stare insieme come abitudine dei caprini, ma quando il mare era forte da levante erano a ponente, e viceversa.

E gli abitanti locali così chiamavano l’estremità dell’isola: Punta delle Kapre di Levante e l’altra di Ponente. Dalle ultime notizie sull’isola, essa è sotto la giurisdizione della Guardia Forestale di Martina Franca.

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