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Antimo Rizzello, guerriero valoroso dei nostri tempi

a cura di Raffaele Colelli

Il cerchio infuocato del sole aveva perso gradualmente il suo colore e dopo aver dato il meglio di sé si preparava a sparire oltre la linea rossa dell’orizzonte. Lo scirocco per tre giorni aveva martoriato le tiepide acque di “Puertu Picciu”. Così nonostante avesse perso gran parte della sua forza era ancora in grado di smuovere dolcemente i lembi di un leggero impermeabile blu e spettinare appena i sottili capelli di un uomo.

E quell’uomo era Antimo Rizzello. Era ritto con il suo inconfondibile fisico asciutto e armonioso sulla lunga panchina di Ponente a osservare le sempre più tenue e vermiglie increspature delle estese onde del mare. Lui uomo di mare e fatto di mare dove, nonostante negli anni avesse fatto fortuna sulla terra ferma tra farine e impasti per pizze, bianche mozzarelle, e sughi rossi e succulenti, oggi ancora scorre nelle sue vene quell’acqua di sale e di dolore che gli ha forgiato il corpo e l’anima e che mai ripudierà.

Portava le braccia incrociate sul petto. Aveva spostato lo sguardo verso l’orizzonte mentre gli ultimi bagliori gli illuminavano un viso tonico, granitico come fosse stato scolpito nel marmo. Da subito e in quella posizione rividi, in lui, l’altera postura di un guerriero, un Dio greco, nella fattispecie di Leonida il Re di Sparta che con i suoi 300 fedeli e coraggiosi soldati sconfisse l’invasore Serse, re di Persia. E come re Leonida, ha infilato l’elmo, imbracciato lo scudo e impugnato la spada pronto a combattere, grazie anche al suo grande coraggio, durante il lungo percorso della sua vita sia commerciale che privata, chi ha cercato, come il Serse di turno, di usurparlo e recargli del male.

Le avversità della vita non hanno scalfito il temperamento di Antimo Rizzello.

Sempre pronto, senza mai abbassare la testa, e senza mai scendere a compromessi, a protezione della sua famiglia e della sua attività commerciale. Persino quando la mano vigliacca dell’allora malavita organizzata, quella maledetta notte dell’11 giugno 1991 gli fece saltare, senza pietà, l’amata e famosa pizzeria insieme a tutti i suoi sogni. Immediata e decisa fu la risposta di Antimo – Leonida. Insieme al sostegno incessante delle sue due figlie Anna e Luigina e dell’amata moglie rimisero in piedi e in breve tempo le mura della mitica e storica “Pizzeria da Antimo” facendola diventare, poi con gli anni, un vero e proprio gioiello di stile e di qualità.

Purtroppo nonostante la sua grande forza e il fedele motto di “non mollare mai” alle avversità, nulla poté fare quando il 18 Aprile del 2015 l’insieme imponderabile delle cause determinarono gli eventi di un destino spregiudicato. Dopo una lunga malattia volò via la signora Ines, moglie e compagna di una vita e che con lei aveva reso possibile anche l’impossibile.

Spesso lo vedo passeggiare infilato nel suo impermeabile blu per le vie del paese. Lo saluto e gentilmente mi sorride e noto ancora sul quel viso, dove il tempo con il suo passaggio ha lasciato dei profondi solchi, l’aspetto fiero di un “guerriero dei nostri tempi.”

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