Quali studi mi daranno un futuro? L’esame, scritto e orale, alla fine ve lo fa la vita…
a cura di Laura Berardi – Dalla Rubrica “Cartastraccia“
Ve lo chiedete sempre in tanti: quali studi mi daranno un futuro? Oggi con gli scossoni politici e le incertezze socioeconomiche che agitano la società, le risposte sembrano rotolare lontano da noi. Per aiutarvi a trovare una risposta vi darei tre consigli: fate corsi per tenervi sempre aggiornati, puntate sulle competenze che non invecchiano e createvi una solida rete professionale.
Il primo consiglio è di imparare a imparare. Il percorso di studio non termina con l’università, ma occorre entrare nell’ottica di una formazione continua. Oggi sono molto richieste le professionalità legate ai dati, allo sviluppo software, alla cybersecurity e all’UX design. Ma non si disperi chi tra di voi non avesse una preparazione rigorosamente Stem.
Saranno sempre più diffusi anche i lavori che ruotano attorno alla persona; quelli connessi con l’orientamento e la formazione perché ci sarà un crescente bisogno di fare reskilling e upskilling. Saranno molto ricercati coloro che operano nei servizi sociali, in campo medico e sanitario, ma anche gli sceneggiatori.
Ricordate che le competenze iperspecialistiche invecchiano presto, va bene quindi specializzarsi, ma è cruciale coltivare competenze trasversali, come la leadership e la capacità di negoziare, perché le portate con voi anche se cambiate azienda e persino professione.
Occorre però sfatare alcuni miti: non bisogna fissarsi su modelli “non nostri”. La laurea in ingegneria o fare un’esperienza all’estero aprono le porte del lavoro? Bene, ma se l’ingegneria non fa per voi o non volete muovervi da casa è controproducente prendere quelle strade. Serve un approccio bidirezionale: occorre fare autoanalisi per capire in cosa siete bravi, quali attività vi appassionano, facendo emergere i vostri punti di forza e i vostri limiti.
Quali studi mi daranno un futuro, ma soprattutto il ruolo della scuola.
Al tempo stesso occorre valutare il contesto generale lavorativo fatto di fatica, tanta competizione, ma anche di opportunità. Oltre a consapevolezza e flessibilità fin da quando si è sui banchi di scuola è bene crearsi un network entrando in contatto, per esempio su LinkedIn, con professionisti anche del proprio settore di studi, perché il passaparola è importante, come dicevamo nell’articolo precedente.
Infine vorrei fare una piccola riflessione sulla scuola e sul sistema universitario, lo studio in generale, il farsi una cultura. Spesso ci si chiede a che serva sforzarsi tanto, se poi si va avanti per raccomandazioni, a che serva studiare delle lingue morte o interi tomi universitari che alla fine risultano inutili, e il lavoro occorre inventarselo e non sta lì, dentro a quelle pagine.
Me lo sono chiesta più volte anche io, nelle giornate (e nottate) stanche, a che cosa servisse tutta la mia fatica e se davvero si studia solamente, come dice mia madre, per se stessi… Alla fine ho capito che la cosa che conta nell’imparare non sta nelle nozioni, che non sono poi così importanti. La cosa importante è il METODO che si impara e la FORTEZZA che ci si mette.
Applicando correttamente questo Metodo oggi non temo nessuna sfida. Mi metto là, la studio, mi preparo e la imparo. L’esame, scritto e orale, poi ve lo fa la vita. L’università non serve a nulla. Ma senza l’Università non avrei realizzato nulla.