ARTE & SALENTO

La Palude del Capitano, flora d’eccezione con la presenza rara dello spinaporci

La Redazione

A circa 2 km a sud di Torre Sant’Isidoro, visibile sulla strada e verso la costa, vi è uno specchio d’acqua che raggiunge nella sua massima dimensione i 125 metri, denominato Palude del Capitano. L’acqua riempie qui fino al bordo superiore una cavità sotterranea, la cui volta è crollata (vedi Spunnulate), espressione tipica dei fenomeni carsici presenti in tutto il Salento.

Il nome deriva da una leggenda secondo la quale la diroccata costruzione che ne costeggia la palude sarebbe stata la dimora di un marinaio stanco del suo pellegrinare. Il limpido specchio di acqua salmastra è alimentato da risorgive di acque dolci e dalle infiltrazioni di acqua di mare che, attraverso una fitta rete di canali, mettono in comunicazione la palude con il mare.

Tipico segno di questo intricato mondo ipogeo sono anche le numerose spaccature, fessure e piccoli crolli che sono presenti nel territorio circostante e che si protendono sino al mare, distante alcune centinaia di metri.

Nella palude si possono ritrovare cefali e anguille che, grazie alla rete dei canali, riescono a risalire dal mare. Il fieno di mare (Ruppia maritima), pianta filiforme che vive immersa nell’acqua, copre gran parte del fondo della palude.

Lo spinaporci, una pianta rara presente nella Palude del Capitano.

Sulle sponde si rinvengono piante idrofile (che vivono dove è presente abbondante acqua) quali il giunco pungente (Juncus maritimus) e la salicornia (Arthrocnemum fruticosum). Una fascia di quest’ultima separa lo specchio d’acqua dalla vegetazione circostante a gariga, in cui sono presenti prevalentemente lentisco, cisto, mirto e timo.

Di eccezionale valore scientifico è la presenza in questa palude, di una delle piante più rare della flora italiana: lo spinaporci (Sarcopoterium spinosum) presente in Italia, solo qui ed in poche altre località della Calabria, Sicilia e Sardegna. Si tratta di una rosacea dall’aspetto poco appariscente, ma facilmente riconoscibile per i caratteristici rami spinosissimi, fatto che rappresenta un tipico adattamento all’ambiente arido e salmastro della costa rocciosa.

Informazioni tratte dal libro “Area Marina Protetta Porto Cesareo”, consultabile in Biblioteca Alberti.

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