La famiglia Cardellicchio nell’arte della pesca
Una lunga tradizione a Porto Cesareo che ha come filo conduttore il mondo del mare, a partire dal capostipite Giuseppe Cardellicchio.
a cura di Salvatore Muci
La famiglia Cardellicchio, nell’anno 1717, era uno di quei nuclei familiari provenienti da Taranto, residenti nel Porto di Santa Cesaria, secondo un rogito, redatto allora dal notaio Maccagnano da Nardò. A volte succedeva che il marinaro tarantino dopo il suo matrimonio con una donna leveranese, fosse anche seguito dai propri genitori nella sua casa di Leverano. Come quando avvenne che Giuseppe Cardellicchio nel 1856 si ammogliò.
Secondo le stagioni, anche questa famiglia alternava la propria dimora e domicilio, tra il vicino comune e la marina. L’inverno era in Leverano, perché come gli altri tarantini, in quelle dimore perfezionavano i loro ingegni per la pesca, coadiuvati il più delle volte dalle loro consorti. Da primavera e per tutto l’autunno era in Cesaria a incrementare le famiglie ioniche e di conseguenza la popolazione della borgata.
Dunque i Cardellicchio operavano nell’arte della pesca, con i discendenti, tra figli, nipoti, pronipoti che l’hanno seguita. Quelli della mia età, ricordano molto bene di uno di loro, molto esperto nelle varie arti del pescatore. Un tal Cosimo Damiano Cardellicchio, conosciutissimo nella nostra Porto Cesareo.
La famiglia Cardellicchio nel ricordo di Damiano.
Lui è nato il 9 novembre 1913, coniugato con Antonietta Prisciano d’Avetrana. Era figlio di Rocco Giuseppe Salvatore e di Giuseppa Annunziata Cosima Elisabetta Peluso. Aveva in tutto 8 tra fratelli e sorelle: i primi erano Antonio, Giuseppe e Francesco; le seconde erano Consolata, Maria Addolorata, Maria Cosima, Maria Candida Antonia e Donata. Per alcuni di loro purtroppo la vita è finita molto presto.
Come il padre anche i figli hanno solcato le onde del mare, veleggiando con le loro barche a remi da Torre Cesaria sino al porto di Taranto, approdando continuamente lungo tutti i lidi situati costa – costa e così anche verso il Capo di Leuca. Nel suo equipaggio di barca c’erano anche i fratelli più piccoli Francesco ed Antonio.
Insieme praticavano l’arte del tramaglio (ntramacchiata), ma anche i mestieri primordiali che gli aveva insegnato il padre; anche perché sin da piccoli erano stati imbarcati. Adulti e ammogliati, sino a più di qualche decennio fa, in vecchiaia, con il loro equipaggio erano presenti nei litorali. Ad esempio, Torre Colimena, Borraco, Campomarino, Torre Ovo e Praia a mare. Erano sempre impegnati nella pesca e a casa si ritornava sul tardi con l’850 FIAT di Francesco (Ciccio).
Solo nel suo ultimo decennio di vita, Cosimo Damiano, con una piccola motobarca e col suo “schiu”, andava al mare sotto costa. Purtroppo determinate decisioni legislative sulla pesca a carattere nazionale e messe a punto localmente, hanno penalizzato lui e molti altri della sua età; infatti tanti a Porto Cesareo, erano abituati a vivere il mare per tutta la giornata, caratterizzando il costume e la tradizione locale Cesarina, in quelle persone.
Nelle varie immagini Damiano Cardellicchio.