Le sculture di Spedicato
a cura di Vanessa Paladini
Le sculture Salvatore Spedicato, classe 1939, seguono un lungo itinerario artistico: dalle opere degli esordi della seconda metà degli anni Cinquanta (Ritratto del nonno, matita) sino a quelle più mature degli anni 1980-2011. L’artista, formatosi presso l’Istituto d’Arte “G. Pellegrino” di Lecce, dal 1971 sino al 2006 occupa la cattedra di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce.
Numerose, nella produzione, sono le opere che richiamano le radici antropologiche di Spedicato, considerate «segni e testimonianze storiche della sua terra d’origine» da Lucio Galante, come ad esempio il bronzo Frammento di un muro antico con erba; “La mia terra antica”, ricostruzione dei muretti a secco della civiltà contadina; l’astrazione simbolica presente in Civiltà Mediterranea e la rappresentazione modernista, nonché vero e proprio oggetto polimaterico, del Menhir del 1970.
Nel periodo di maturità di Spedicato si inserisce un omaggio alla salentina Caterina Durante (detta Rina), un busto in bronzo (65x38x30) realizzato nel 2011 e ubicato presso il centro “Koinè” di Melendugno, paese d’origine della scrittrice, scomparsa alla fine del 2004. La Durante è rappresentata con una capigliatura mossa ma ordinata e sul suo volto, segnato dall’età, spicca uno sguardo fisso e deciso.
Rina stringe al petto, con la mano sinistra e quasi con un fare materno, il romanzo «La Malapianta» con cui vinse, nel 1965, il Premio Salento. Salvatore Spedicato ha saputo certamente catturare l’essenza di questa donna che ha saputo, per amore della terra contadina, tracciare la “quistione meridionale”. (Per approfondire: Spedicato. Sculture 1956-2011, a cura di Lucio Galante e Massimo Guastella, Congedo Editore 2012).
Nell’immagine in alto è possibile osservare una delle sculture più importanti di Spedicato, ovvero “La Malapianta”.