Falcone e Borsellino, storia di un dialogo
La rassegna teatrale promossa dal comune di Porto Cesareo, si terrà nell’Auditorium della Scuola Secondaria, in via Piccinni.
La Redazione
La legalità cresce sui banchi di scuola a Porto Cesareo. L’Istituto Comprensivo, a trent’anni dalla Strage di Capaci, per ricordare le vittime della mafia ha attivato, nel corso dell’anno scolastico, diversi percorsi sulla legalità. Documentari, filmati, elaborati, pensieri e riflessioni con l’obiettivo di far crescere la consapevolezza e l’importanza della lotta alle mafie.
Educare alla legalità significa elaborare e diffondere la cultura dei valori civili. Consente l’acquisizione di una nozione più profonda dei diritti di cittadinanza, partendo dalla consapevolezza della reciprocità fra soggetti dotati della stessa dignità.
Gli elaborati, lettere, video, cartelloni e tanto altro saranno resi pubblici al culmine del percorso, rappresentato dall’evento promosso dal Comune di Porto Cesareo, Falcone e Borsellino – Storia di un dialogo; interpretato dalla compagnia teatrale Tèmenos Recinti Teatrali e scritto da Maria Francesca Mariano, magistrato della corte di Assise, presso il tribunale di Lecce.
Falcone e Borsellino: tanti gli interventi di rilievo.
Dopo i saluti istituzionali della Sindaca di Porto Cesareo Silvia Tarantino, introdurrà la serata Maria Francesca Mariano, Magistrato della Corte di Assise presso il Tribunale di Lecce e autrice del testo. Moderazione affidata alla giornalista Fabiana Pacella.
Vari gli interventi di spicco, a partire da Cataldo Motta, già Procuratore della Repubblica di Lecce; Antonio De Donno, Procuratore della Repubblica di Brindisi; don Antonio Coluccia, Fondatore Opera San Giustino a Roma; Giulio De Simone, Docente Diritto Penale – UniSalento; Rossano Adorno, Docente Diritto Processuale Penale.
Ingresso previsto per le 20:00, inizio dello spettacolo Falcone e Borsellino – Storia di un dialogo, a partire dalle 20:30. Tutta la comunità di Porto Cesareo è invitata, a partecipare.
Dalla tragedia Falcone a Borsellino: 23 maggio 1992.
a cura di Dario Dell’Atti
Paolo Borsellino nasce a Palermo nel 1940 e a soli 23 anni, diventa magistrato registrando il record di giudice più giovane della storia della Repubblica italiana. All’inizio della carriera si occupa di cause civili, poi il salto nel penale. A 39 anni, è già sulle pagine dei giornali siciliani con l’inchiesta sugli appalti “ai soliti noti” e i giri di mazzette agli amministratori comunali.
È il 1980, l’anno della trasformazione di Cosa Nostra. Gli uomini d’onore sono sfrattati col sangue dai Corleonesi, nuovo prototipo di mafioso, più affamato e violento. In queste circostanze Borsellino inizia a collaborare con Rocco Chinnici il capo dell’ufficio Istruzione di Palermo. L’incontro è fondamentale, nasce il Pool antimafia, un gruppo di uomini di Stato uniti contro Cosa Nostra.
Le indagini si concentrano sui soldi dei mafiosi nelle banche, e questo è troppo per i corleonesi che senza giri di parole, dichiarano guerra all’Italia. Comincia il terrore, muoiono i primi uomini dello Stato: Boris Giuliano, Cesare Terranova, Gaetano Costa, Emanuele Basile. Le indagini procedono e la mafia alza il tiro: un attentato uccide il politico Pio La Torre. E’ il 30 aprile 1982 e lo Stato reagisce inviando il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa come prefetto di Palermo.
Borsellino perde Chinnici e il generale Dalla Chiesa.
Dopo soli 100 giorni, il Generale fu ammazzato insieme alla moglie. A Roma dopo un sonno troppo lungo, finalmente è approvata la legge “Rognoni- La Torre”, che istituisce il reato di associazione mafiosa e aiuta i giudici a mettere le mani sui conti bancari. La risposta della mafia non si fa attendere, e colpisce con un’autobomba il padre del Pool antimafia Rocco Chinnici. La morte di Chinnici è un colpo tremendo per Borsellino, stavano vincendo i mafiosi e il Pool si sentiva sempre più abbandonato da Roma.
Inaspettatamente il colpo di fortuna: Tommaso Buscetta che nell’84 è arrestato in Brasile, interrogato da Falcone, rivela nomi e costituzione gerarchica del mostro. Grazie alle dichiarazioni di Buscetta nasce il primo grande maxi processo contro Cosa Nostra. E’ costruita l’aula bunker vicino il carcere dell’Ucciardone e 475 persone sono portate alla sbarra; la cupola è aperta come una scatoletta di tonno e la corte d’Assise pronuncia più di 2600 anni di carcere.
Quando si conclude il maxi processo, Borsellino lascia il Pool per diventare procuratore capo a Marsala. Passano alcuni anni e nel 1991, Falcone è chiamato a Roma per istituire la nuova super procura antimafia. Il lavoro del giudice palermitano finisce in un tremendo attentato (come sappiamo) nei pressi di Capaci sabato 23 maggio 1992.
Borsellino: “Profumo di libertà, che si oppone al compromesso morale”.
Borsellino rimane solo. E’ invitato per un convegno in Puglia, quando scopre che a Palermo in quei giorni sono arrivate alcune tonnellate di tritolo con il suo nome sopra. Alle 16:58 del 19 luglio 1992 una fiat 126 parcheggiata sotto l’abitazione della madre, detona uccidendo il giudice e cinque agenti della scorta. Le vittime sono: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina.
Noi di Ecclesia Cesarina ricordiamo il grande uomo Paolo Borsellino con queste sue parole: “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.