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La Focara nel Salento: gli appuntamenti con il fuoco da segnare in agenda

La Redazione

Avetrana 17 gennaio

18:00 Santa Messa in Chiesa Madre

18:45 Benedizione degli animali in Piazza Chiesa Madre

19:00 Processione verso zona Polo nord e accensione del Falò di Sant’Antonio. A seguire festa e musica con gli Haitra.

Carmiano: info nei prossimi giorni

Lizzanello 19 gennaio

18:30 Santa Messa presieduta da Don Paolo Russo, parroco di Martignano

19:30 Processione tra le vie del paese. Presenzierà il Concerto Bandistico “Città di Scorrano”.

20:00 Accensione della Focara e spettacolo pirotecnico presso l’area mercatale, alle spalle del Palazzetto dello Sport. Presenza del Dj Set Postino e Riccardo Ingrosso.

Magliano 17 gennaio

15:00 Benedizione degli animali

18:00 Solenne Celebrazione Eucaristica nella Parrocchia Maria SS Assunta

19:00 Processione tra le vie del paese

20:00 Lancio dei palloni aerostatici

20:30 Accensione Focara e fuochi pirotecnici, con distribuzione pucce

21:00 – 23:00 Intrattenimento musicale con Enzo Petrachi e la sua Folkband

La Focara nel Salento: a Veglie si accende il tradizionale “FANOI”.

Porto Cesareo: info nei prossimi giorni

Soleto 17 gennaio

19:00 Benedizione delle fascine

19:30 Accensione della Focara, 1ª Edizione, presso zona artigianale. A seguire spettacolo dell’Allegra Compagnia Cantante, stand gastronomici e luna park.

Veglie 25 gennaio

19:00 Lancio dei palloni aerostatici

20:30 Musica Live con “Amici Simpaticoni del ’60”

26 gennaio

08:00 Raduno auto e moto d’epoca

10:00 Benedizione degli animali ed esibizione di Archery Club Veglie. Presentazione e intrattenimento con Diego D’Amato.

17:00 Santa Messa e a seguire processione con il simulacro accompagnato dall’APS Cadenza

19:00 Accensione del tradizionale “FANOI”, in via Pirandello, vicinanze Palazzetto dello Sport

20:00 “Io, Te e Puccia”, spettacolo musicale

21:00 Spettacolo pirotecnico

*Il termine Focara nel Salento ha il significato di falò.

Focara nel Salento: chi era Sant’Antonio Abate? Focus tratto dalla “Nuova Enciclopedia illustrata dei Santi”

Visitare gli anziani è la regola degli antichi padri” rispose un giorno un monaco a un discepolo che gli chiedeva se era più utile cercare aiuto presso i monaci più saggi nella vita spirituale o restare a pregare in solitudine. Ma per noi oggi ha ancora senso visitare Antonio, questo monaco vissuto nel deserto egiziano nella prima metà del IV secolo?

Forse nell’immaginario cristiano il nome di Antonio evoca una figura mitica, un eroe dell’ascesi, un austero eremita fuggito dal mondo e ritiratosi nel deserto. O forse ancora la figura di Antonio è legata alla benedizione degli animali, dei maiali in particolare. Si tratta in realtà di una tradizione nata in Germania nel Medioevo, quando era in uso che ogni villaggio mantenesse un maiale destinato all’ospedale, dove svolgevano il loro servizio i monaci di Antonio.

Storicamente Antonio non è il primo monaco, anche se i monaci d’Oriente e d’Occidente riconosceranno in lui il loro padre. Del resto, neppure l’Egitto è la terra di nascita del monachesimo, sebbene il deserto egiziano sia stato il centro di irradiamento che influenzerà più o meno direttamente le forme monastiche già esistenti o in via di formazione, a cause della santità dei suoi monaci, divenuti Padri di altri e, soprattutto, a causa della diffusione della “Vita di Antonio”, scritta da Atanasio.

L’itinerario di Antonio: arrivare a Dio, vivendo da cristiano.

Se le generazioni successive di monaci hanno trovato nella biografia di Antonio “una regola di vita monastica sotto forma di racconto”, va ricordato tuttavia che né Antonio né gli altri Padri del deserto vollero introdurre nella chiesa una spiritualità diversa da quella dei semplici cristiani, una vita migliore, di perfezione, rispetto a quella dei comuni battezzati.

Nella letteratura monastica del deserto egiziano i monaci, vengono spesso inviati a imparare la via della santità presso un laico che è sposato e che vive in città. Lo stesso Antonio è inviato presso un ciabattino di Alessandria (o un medico, secondo alcuni manoscritti) che gli viene additato a modello di vita cristiana.

Qual è dunque l’itinerario di Antonio? Sicuramente arrivare a Dio e lo fa attraverso una vita di solitudine nel deserto che si trasforma ben presto in amore verso ogni uomo. Ecco cosa Atanasio poco prima della sua morte scrive nella sua biografia: “Io, come sta scritto, me ne vado per la via dei padri. Vedo che il Signore mi chiama. Respirate sempre Cristo e abbiate fede in lui“.

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