CURIOSITA & NEWS

Perdere il lavoro: come ripartire dopo un fallimento?

a cura di Laura Berardi

Dal 2014, anno in cu mi laureai, a oggi ho svolto decine di lavori per via di contratti debolissimi, periodi di prova non superati, voglia di miglioramento personale, o anche per stagioni lavorative che, mio malgrado, si concludevano sempre e comunque con l’assunzione di quell’altro/a apparentemente migliore di me. E per quanto ci avessi messo il cuore finivano sempre con un nulla di fatto. Racconto questo perché in questa puntata di “Carta straccia” vorrei parlarvi del fallimento, sono sicura che almeno una volta sia capitato anche a voi lettori, pur con il vostro talento, pur con il vostro l’entusiasmo e con il vostro bagaglio di esperienza acquisita dall’ultima esperienza che vi accompagnerà nella vostra prossima avventura, siete stati toccati dal fallimento. E il fallimento brucia..

Penso di immaginare bene che cosa provi la maggior parte delle persone che perde il lavoro: dolore, frustrazione, perdita di fiducia in se stessi, mille domande, tante notti insonni, innumerevoli episodi che ripassano davanti agli occhi. Io sono stata fortunata, l’ho perso, ne ho trovato un altro, e poi di nuovo, ma dapprincipio lo shock è sempre forte.

Se non avessi avuto mio marito accanto sarei stata ancora peggio. In pochi lo ammettono, ci si lascia sempre ringraziandosi a vicenda ed esaltando le reciproche qualità: il bello che c’è stato, l’intesa acquisita durante il lavoro, mai il brutto delle rotture. Ma la rabbia c’è, il senso di fallimento anche, l’idea di non avere più speranza, la caduta della stima in se stessi, il clima familiare che si carica di tensioni.

Perdere il lavoro: resilienza è la parola chiave per rialzarsi.

Perdere il lavoro è una delle esperienze più traumatiche della vita. Le nostre professioni sono molto più della maniera con cui guadagnarsi da vivere. Influenzano la nostra visione del mondo e il modo in cui gli altri ci vedono. Pare inoltre che gli uomini soffrano la perdita più delle donne. Il lavoro definisce la loro identità. Per noi, costrette nella storia a una vita privata e non pubblica, il senso di sconfitta è meno devastante. Ma tutti, sia uomini che donne, veniamo aggrediti dal dolore.

Eppure non importa quante volte si cada, conta rialzarsi. C’è quella qualità che si chiama “resilienza” da trovare dentro di noi. E’ la più difficile. Risollevarsi ha bisogno di coraggio, ma arriva sempre il momento in cui vi rendete conto che la vita va avanti, che quei conti e quella rabbia sono stati regolati.

Quindi riflettete, fatevi un pianto liberatorio, ma poi ritentate! Fate tesoro dell’esperienza appena trascorsa, ripercorretela per imparare da essa e proseguite! Se, vostro malgrado, vi ritrovate alla ricerca attiva di lavoro, non fermatevi finché non otterrete un esito positivo. Siate chiari su cosa cercate, se un’opportunità lavorativa non rispecchia i vostri obiettivi o interessi, comunicatelo tempestivamente. Create connessioni positive e siate autentici. Prima o dopo i vostri sforzi saranno ripagati!

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