Weiss e Dinoi: legami di profonda amicizia a Manduria, nonostante la guerra
a cura di Alessio Peluso
Giusto qualche mese fa la nostra redazione ha fatto capolino presso il Museo Civico di Manduria, dedicato ai ricordi della I e II Guerra Mondiale. Inaugurato pochi anni fa, esattamente nel 2018, testimonia la presenza degli americani nell’Aeroporto Militare allora esistente. Entrando nella sala principale ci si immerge tra foto storiche di personaggi locali o di militari, libri, intagli di giornali di un tempo, divise militari.
Proseguendo il percorso altre didascalie accompagnate ad altre foto. Due di esse catturano la nostra attenzione. Sì, perché la particolare storia di amicizia tra la famiglia Weiss e i Dinoi merita di essere raccontata. Dal punto di vista storico precisiamo che tra il 1916 – ’17 gruppi di profughi trentini giungevano a Manduria, mentre molti uomini locali partivano in guerra, compreso il sindaco del tempo Ignazio Scalinci, come ufficiale medico.
Trentini e manduriani ben presto cominciarono a legare, con i profughi in grado di leggere e scrivere, che supportavano i locali nel mandare lettere di risposte a chi era in battaglia. Tra coloro che si trovavano a Manduria vi era la famiglia di Domenico Weiss, ospitata dai Dinoi, che qui vide nascere il proprio piccolo. E il 19 giugno del 1916, come riconoscenza verso Manduria e la sua accoglienza, all’anagrafe lo registrò col nome di Mandurino Vittorio Emanuele.
Stesso gesto fece Michele Dinoi alla nascita di Trento Giovanni Dinoi: ricambiava così la riconoscenza verso i trentini. Infine Domenico Weiss battezzò Trento Giovanni, con il padre di quest’ultimo che divenne il padrino di Mandurino.
Anche i figli dei Weiss e Dinoi si ritrovano incredibilmente in Kenya.
Trento Dinoi da giovane era falegname, oltre ad essere il portiere della squadra di calcio messapica. La sua chiamata alle armi in piena Seconda Guerra Mondiale, rivelò una sorpresa inaspettata. Sia Trento che Mandurino si trovavano in Etiopia, come prigionieri degli inglesi. Durante un appello nel campo di prigionia in Ginja (Kenya), il sergente inglese nominò i nomi di entrambi i giovani che capirono subito di essersi ritrovati.
Passata la bufera della guerra negli anni ’60 Trento si rimise in contatto con Mandurino, il quale lo invitò a raggiungerlo in Kenya, dove gli avrebbe trovato un lavoro. L’amico rifiutò perché la sua destinazione lavorativa era Milano. È l’ultimo di una serie di eventi, incroci, corsi e ricorsi, che testimoniano un legame d’amicizia andato oltre le sventure della guerra e tramandato di padre in figlio.