FOCUS MUSICALE

Rino Gaetano, un precursore scomodo senza compromessi

a cura di Raffaele Colelli

Più di quarant’anni fa e precisamente la notte del 2 giugno del 1981 Rino Gaetano muore a soli 31 anni a causa di un incidente stradale, mentre percorre via Nomentana a Roma. La sua Volvo 343 si schianta frontalmente, senza lasciargli scampo, contro un camion. Ci lasciava così uno dei cantautori italiani più innovativi, originali e precursore dei tempi di quegli anni.

Il cantante ironico che graffiava con i suoi testi taglienti, molto verosimili a delle ballate e apparentemente leggere, ma di grande attualità. In una società e una politica di un’Italia grottesca, nel decennio della tensione che andava dagli anni ’70 agli anni ’80. Anticonformista per eccellenza, onda nuova di una corrente ineguagliabile, e posto per questo come caposcuola di un pensiero “differente”. Sfacciatamente “rivoluzionario” denunciando, con i testi delle sue canzoni e liberamente, quello che spesso le informazioni ufficiali dell’epoca cercavano di celare.

Con il brano del 1975 “Ma il cielo è sempre più blu” e dopo qualche anno con “Mio fratello è figlio unico” affronta il tema dell’emigrazione. Infatti interi nuclei familiari partono dal profondo sud per cercare fortuna nelle ricche città del nord d’Italia. Un problema e un argomento che lo tocca da vicino. Anche lui è uomo del sud, anche lui è un emigrato quando lascia Crotone, la sua città, all’età di 10 anni. Si trasferisce a Roma insieme ai suoi genitori, non dimenticando mai le sue umili origini e l’odore aspro della sua terra.

Sulle tracce del testo “Berta filava”.

Ogni testo, ogni canzone, ogni ballata è una denuncia chiara, precisa, onesta. “Berta filava” ad esempio, un testo che porta un significato esplicito nell’attualità politica della metà degli anni ’70 dove Berta stava per Berta Bert il fondatore della Lockeed, in un sostanziale giro di tangenti internazionali.

Ma c’era di più: cercando di spiegare con umiltà al lettore quello che effettivamente l’autore voleva trasmetterci con i suoi testi, e per questo rivalutando il suo lavoro, nella canzone sopracitata qualcuno o più di qualcuno aveva interpretato il disaccordo di pensiero, dello stesso Rino Gaetano, con quello dell’allora premier Aldo Moro. Reo di aver tramato alleanze con i partiti di opposizione, mentre chi ne faceva le spese era il segretario del PC Enrico Berlinguer, in contraddizione con i militanti del partito, contrari all’accordo preso.

Nel 1977 arriva come un fulmine a ciel sereno “Aida“. Qui si riscontra in totus la maturità dell’artista impegnato, evidenziando e toccando diverse tematiche come il nazionalismo. Dal conflitto mondiale del 1940 quando Benito Mussolini annuncia da Palazzo Venezia l’occupazione del Nord Africa al lungo e tragico periodo più travagliato della storia del Paese.

Un altro tema importante è la crisi petrolifera del ’70 quello, per essere più esplicito, con le targhe alterne delle auto. E qui puntualmente arriva un altro gioiello a tema, il disco “Spendi, Spandi, Effendi“. Racconta che il popolo italiano, ma credo anche d’Europa, pur di accaparrarsi un litro di benzina venderebbe la propria moglie a qualche sultano arabo. E arriviamo alla mia canzone preferita. Nel 1978 scrive in modo assolutamente geniale sia per il testo che per la musica dal ritmo reggae-giamaicano “Nuntareggae più”.

Rino Gaetano e la scelta di lasciare la casa discografica.

Un pezzo evasivo dai temi politici altamente compromettenti nel quale si toccavano personaggi di un certo peso sociopolitico di quei tempi. Tra questi Licio Gelli con la sua lista della loggia massonica, Gianni Agnelli, Umberto Agnelli, fino a Bearzot, Brera e tantissimi altri. Ma il grande successo popolare arriva con “Gianna” quando nel ’78 si presenta a Sanremo conquistando il 3° posto. In un certo senso il brano si discosta in modo significativo dai lavori precedenti, subendo una trasformazione altamente commerciale.

Per questo l’autore entra in una profonda crisi, cambiando addirittura casa discografica e con la quale incide il suo ultimo disco dal titolo evocativo “Io non ci sto più“. Ritornando a piene mani e con assoluta convinzione al genere musicale che più gli si addiceva. Rimanda al mittente i vari compromessi che una discografia alla ricerca spasmodica di soli profitti cercava di imporgli.

Sono trascorsi più di quarant’anni da quando Rino Gaetano ci ha lasciato, ma ci ha regalato parole e musica che resteranno per generazioni come testimoni indissolubili della vita di tutti noi. Per farci riflettere, con la loro forza, quanto sia importante ascoltare chi grida la verità fuori dal coro senza farsi imbavagliare: “Chi vive in baracca, chi suda il salario, chi ama l’amore chi sogna di gloria, chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria…” Facciamone tesoro di queste fantastiche parole.

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