ARTE & SALENTO

Le case contadine nel Salento, tra arredamento e società dell’epoca

a cura di Giuliana Lubello

La guida della famiglia era prerogativa dei vecchi nonni e del padre, che, circondato da grande rispetto, prendeva le decisioni più importanti. La cucina, al piano terreno, con il grande camino, diventava d’inverno il centro della casa. Qui si trovava anche il telaio dove le donne provvedevano a tessere tovaglie, lenzuola e tutto il necessario per la famiglia, dopo aver naturalmente cardato e filato la lana o il cotone con aspi e fusi.

I neonati erano tenuti fasciati sino a nove mesi. Erano messi ritti, in appositi contenitori, perché lasciassero la madre libera di attendere ai molteplici lavori domestici. La camera da letto al primo piano aveva un monumentale letto con il materasso, costituito da un saccone riempito con le brattee ricavate dalla “sfogliatura” del granoturco.

La casa non era dotata ovviamente di acqua corrente. Per la pulizia personale veniva utilizzato il catino o la tinozza riempiti generalmente con l’acqua attinta dal pozzo comunale. Alcuni possedevano il pozzo privato nel cortile o nell’orto attiguo. Le derrate collocate in un cestino di vimini venivano scese a pelo d’acqua per mezzo di una funicella.

Le case contadine più importanti del Salento, sorgevano in aperta campagna: avevano il porticato per il ricovero del carro e degli attrezzi agricoli. Tutte avevano la cantina. Gli spazi esterni, prevalgono su quelli interni. L’ortale era fondamentale per la coltivazione di quanto necessario alla famiglia e per depositare il letame degli animali che veniva utilizzato come concime.

Il cortile come spazio polifunzionale nelle case contadine del Salento.

Ma è il cortile l’elemento principale della casa, concepito come spazio plurifunzionale, utilizzato come luogo di lavoro, deposito e magazzino, ricovero per gli animali da lavoro e soprattutto spazio di socializzazione, d’intrattenimento e di gioco.

Sono molteplici i fattori che hanno determinato il sorgere di questa particolare tipologia edilizia comunemente chiamata casa a corte. È sicuramente un sistema abitativo scaturito sia da fattori climatici e fisici legati allo sfruttamento del suolo, sia dalle vicende storiche che in questa zona hanno lasciato segni profondi.

Il concetto di corte e di famiglia allargata.

L’origine della corte è legata alla famiglia patriarcale. Una famiglia allargata in cui, accanto al nucleo originario, che risiede nella cellula primaria, si affiancano le famiglie dei figli che abitano in cellule costruite successivamente. Infatti quando si pensa alla corte, si pensa alla disponibilità di un certo numero di braccia che si riuniscono dividendosi il lavoro, in vista di un comune interesse legato all’economia agricola della propria proprietà fondiaria.

La corte soddisfa anche un’esigenza di socializzazione. La classe contadina, infatti, nello spazio comune trova il modo di condividere buona parte delle attività domestiche e di sfuggire a quell’isolamento che è tipico del lavoro contadino. La corte diventa dunque uno spazio socializzante ed un punto di riferimento di famiglie dello stesso ceto sociale unite spesso da legami di consanguineità.

Le famiglie si riuniscono intorno ad un pozzo, stabilendo rapporti sociali che spesso venivano condizionati dall’uso di quella indispensabile risorsa naturale, l’acqua. La corte è il cuore della casa, il centro dove si radunavano i componenti della famiglia a discutere, a lavorare e a ritrovarsi.

Case contadine del Salento: introduzione della scala per salire sulla terrazza.

Rispetto al tipo arcaico le corti si sono via via arricchite di un elemento nuovo: la scala che portava alle terrazze generalmente utilizzate per esporre i prodotti agricoli da essiccare (come fichi e pomodori) ma da cui ci si poteva anche affacciare sulla strada, giacché alle donne non era consentito scendere giù in strada. La scala diventava l’elemento qualificante perché impostata su massicci archi a tutto sesto e articolata in diverse rampe creava effetti e motivi sorprendenti.

Essa rappresentava un elemento architettonico da tramite tra la riservatezza della corte e la pubblica strada. Non serviva soltanto per accedere alle terrazze o alle abitazioni, ma a condurre anche un elemento architettonico tipico del Salento: il mignano. Esso si presenta come un palco sospeso sul vano carraio della casa a corte, e per questo affacciato sia sulla pubblica strada che sulla corte stessa.

Il mignano permetteva alla donna di partecipare segretamente alla vita pubblica.

Il mignano è impostato a poco più di 50 cm dall’arco del portone d’ingresso e non supera l’altezza di 1,50 metri. Consiste di balconate sostenute spesso da mensole robuste decorate da cornici e da lesene che occupano generalmente tutto il prospetto sulla strada.

Il mignano consentiva alla donna di uscire momentaneamente dalla vita della corte per partecipare, discretamente e senza essere vista, alla vita della città. Infatti questo elemento diviene un ulteriore punto di forza per la riservatezza della corte perché permette di vedere senza essere visti.

Ci si affacciava soprattutto durante le processioni religiose, in occasione delle quali c’era l’usanza di appendere coperte e tovaglie, le più belle del corredo avuto in dote e si gettavano fiori al passaggio dei Santi e di autorità ecclesiastiche. Si giustifica così la presenza di questo elemento architettonico lungo quelle strade dove questi avvenimenti religiosi erano più frequenti.

L’origine di questo elemento architettonico risale all’epoca romana. Il mignano ebbe sicuramente un impiego maggiore in seguito all’insediamento bizantino in questi territori. Inizialmente si presentava come un balcone essenziale e semplice, ma con il propagarsi del barocco leccese venne decorato e arricchito con motivi a balaustra e con sinuose linee, fino a divenire un elegante balconata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *