Religiosità popolare a Porto Cesareo nel ‘900
Vari i personaggi di una volta, pescatori di mestiere, ma attivi e devoti allo stesso tempo per la comunità.
a cura di Salvatore Muci
Sin dai secoli precedenti e fino a oltre metà ‘900, nella storia della pesca a Porto Cesareo, c’era una frequente partecipazione in associazioni o congregazioni e manifestazioni religiose, dove pescatori locali partecipavano. A ciò si ricorda dell’unica congrega esistita da noi: quella della Madonna del Rosario, negli anni ’20 – ’30, con a capo Don Gregorio Pagliula da Nardò. Tutti i congreganti di mestiere erano marinari.
Non ci si dimentica anche della devozione di fine anni ’50 – ’60, della Pia Unione Pescatori alla Beata Vergine Maria del Perpetuo Soccorso. La statua lignea che si trova nella chiesa madre è stata da loro offerta, come quella del Sacro Cuore di Gesù e di Santa Cesarea Vergine, commissionate in Ortisei (Bolzano).
Di quelle persone di una volta, nella religiosità popolare in Porto Cesareo, prevalgono alcuni, quali Santo Rizzello ed Antonio e Giovanni Presicce. Erano presenti con entusiasmo e vivacità nell’andamento della Vicaria e dopo della Parrocchia a Torre Cesarea. Partecipavano alle attività dell’Azione Cattolica, alle feste di Santa Cesarea ed altri Santi che un tempo si svolgevano. Prendiamo ad una a una la loro storia popolare in ordine d’età.
Religiosità popolare a Porto Cesareo: spiccano i nomi di Antonio e Giovanni Presicce, oltre a Santo Rizzello.
Primo, Antonio Presicce, coniugato con Giuseppa De Luca, molto devoto alla Santa Francavillese, pescatore praticante la piccola pesca. Con la sua piccola barca di 4 o 5 metri, titolata a Santa Cesarea, era pronto a salpare per la pesca alle acure (aguglie), sardine, alici e tanti altri tipi di pesce azzurro che capitava nelle reti; oltre a coffe di cuenzu o cesti di palangaro, usate da lui.
Il secondo Santo Rizzello, era in un equipaggio specializzato nella pesca con le nasse, quelle alte a campana che oggi non si vedono più. Tanti tipi di pesci capitavano dentro, d’un certo peso: dalle triglie ai lutrini, scorfani, aragoste, saraghi, dentici, ombre e anche qualche piccolo squalo.
Lui, oltre ai vari comitati di Santa Cesarea, fece parte per le feste di altri Santi, come quello di Sant’Antonio da Padova, che in Porto Cesareo si festeggiava la domenica dopo il 13 giugno. Il simulacro si portava in processione di sabato ed era dei coniugi Berchicci – Rizzello. Oggi è in una casa in Piazza Risorgimento, di proprietà della defunta Tina Rizzello, loro nipote.
I nomi ricordati ai piedi del simulacro di Santa Cesarea.
L’ultimo Giovanni di Emanuele, nipote al primo, era come Zi Ntunuccio, lo zio Antonio, bravo praticante della pesca sotto costa o da porto. Quest’ultima riguardava le piscagioni di cefali e pesce azzurro; ma molte volte si pesavano polpi con la cosiddetta porpara e le purpascine con la fioscina. La sera con la sua barca usciva a fare tale pesca, la jacca o la lampara, mestiere appreso dal proprio padre, che a sua volta l’aveva imparato dal padre Giovanni Cataldo, nonno allo stesso Giovanni, venuto nella spiaggia Cesarea dalla lontana Taranto.
Oltre un secolo fa, per la pesca, di notte si metteva in un buco della murata (lato) la tetara (torcia), per far luce allo jaccaluru. Dopo ci fu la fiaccola e in seguito la lampada. Come si vede e si legge, tutti e tre erano accomunati dalla devozione spontanea a Santa Cesarea Vergine. Sono stati un esempio nella storia della religiosità popolare a Torre e poi a Porto Cesareo.
Oggi i loro nomi sono ricordati ai piedi del glorioso simulacro in cartapesta della Santa Vergine Francavillese.