Renata Fonte, un fiore reciso
Il racconto di una donna forte e determinata. Indimenticabile la sua lotta per difendere la baia di Porto Selvaggio.
a cura di Federica Carpentieri
Scrivere di una donna forte e caparbia come Renata Fonte, fiore raro di umanità legato alla difesa delle bellezze naturalistiche del territorio salentino, significa parlare di una giovane donna, forte e risoluta. Significa ricostruire la sua vita e la sua lotta, accanita ed ostinata, per difendere la baia di Porto Selvaggio.
Di lei resta un’immagine indelebile, la foto di una ragazza coi capelli scompigliati dal vento. L’espressione decisa e serena, con un fiore colorato in mezzo ai capelli. È così che tutti noi ricordiamo Renata Fonte, nata il 10 marzo 1951 a Nardò. Barbaramente uccisa il 31 Marzo del 1984, a soli 33 anni.
Infanzia e adolescenza trascorse tra Chieti e Lecce, a causa della separazione dei suoi genitori. Ma non appena ne avrà la possibilità, rientrerà nel “suo” Salento, frequentando la facoltà di Lingue e letterature straniere a Lecce. Proprio in università conoscerà un famoso avvocato, grazie al quale si apriranno per lei le porte della politica, ma soprattutto dell’impegno sociale.
Renata Fonte, la prima donna assessore del comune di Nardò.
La sua passione e la sua competenza la porteranno ad essere nominata segretario del partito repubblicano a Nardò. E’ la prima donna consigliere comunale ed assessore (alla cultura e alla pubblica istruzione) del comune di Nardò.
È soprattutto l’amore per la sua terra e per l’ambiente che la avvicineranno “pericolosamente” al controllo di alcune aree protette, cercando di tutelarne il territorio; in particolare, sarà posta alla Direzione del Comitato per la tutela di Porto Selvaggio. Un angolo di paradiso che lei vorrà a tutti i costi salvare e salvaguardare dall’abusivismo e dagli interessi politici.
Renata Fonte sa che qualcuno ha interesse a realizzare e a costruire un villaggio turistico, un “mostro” che deturperebbe quell’oasi naturale. Proprio per questo motivo, si opporrà con tutte le sue forze a questo progetto, inimicandosi molti personaggi a lei vicini che hanno interessi economicamente forti.
La sera del 31 marzo e i tre colpi di pistola.
La sua è una missione difficile, se non impossibile, nella quale si ritroverà sola ed abbandonata da tutti. Fino alla sera del 31 Marzo, di rientro dopo un duro Consiglio Comunale nel quale caparbiamente sta difendendo Porto Selvaggio con una mozione che non permetterà opere di cementificazione su quel lembo quasi inesplorato; qualcuno le farà pagare caro l’impegno e l’abnegazione per la sua terra, freddandola con tre colpi di pistola quando era a pochi passi da casa.
Un personale sacrificio che non è stato vano, un estremo atto d’amore il suo, se ancora oggi possiamo ammirare la bellezza intatta e straordinaria di quell’oasi protetta. L’impegno, affinché tutto il lavoro e la lotta da lei svolta non cadesse nell’oblio, ha avuto inizio nel 1998.
In sua memoria si è fondata l’associazione “Donne insieme”. Poi la “Rete Antiviolenza Renata Fonte”, primo centro antiviolenza riconosciuto dal Ministero dell’Interno in collaborazione con il Ministero delle Pari Opportunità.
Dal 2002 Renata Fonte riconosciuta vittima della mafia.
Nel 2002 Renata Fonte è stata riconosciuta vittima della mafia, prima ed unica amministratrice donna uccisa. Ancora oggi, recandosi a Porto Selvaggio ed ammirandone quel panorama mozzafiato e quell’acqua verde e cristallina, non si può non pensare a Renata Fonte.
Esserle grati per aver protetto e salvaguardato un luogo incantevole, immerso nella natura selvaggia, del quale ancora oggi possiamo godere. Proprio grazie a lei, alla sua caparbietà, alla sua determinazione, all’amore sconfinato per la sua terra.