Viaggio a Lourdes, diario di una giovane cesarina
Oggi 11 febbraio ricorre la Madonna di Lourdes e la Giornata dell’Ammalato.
La Redazione
Per ogni verità propinata come assoluta, ce n’è sempre una opposta. Ci si sforza di schierarsi da una parte o dall’altra, senza rendersi mai conto che, forse, la risposta sta nel mezzo. Allora: siamo artefici del nostro destino o è tutto già scritto?
Il mio viaggio a Lourdes come volontaria non è stato frutto di una scelta, ma un mix di piccolissime scelte e curiose “coincidenze”. Sì, giovani ragazzi e ragazze che leggete, proprio Lourdes, uno di quei posti che si invoca quando si ha bisogno di un miracolo nella propria vita, tipo passare un esame o riuscire a recuperare un’insufficienza a scuola.
Quando lo dicevo ad amici ed amiche, la reazione era più o meno: che ci va a fare una giovane ventenne a Lourdes? Ecco, sinceramente non so perché e non lo so tuttora.
Rileggendo il mio diario di viaggio a Lourdes: perchè loro?
Rileggendo il mio diario di viaggio, ricordo come nei giorni precedenti alla partenza mi pervadesse la sensazione che fosse più quest’esperienza a cercare me che io a cercare lei, accompagnata dal timore di non riuscire a dare il mio aiuto agli ammalati che avrei incontrato.
Durante il pellegrinaggio, però, tra la fatica del viaggio e le mille cose da fare, la domanda che imperversava nella mia testa non era più perché io, ma… perché loro? Perché gli ammalati scelgono di compiere un viaggio faticoso come questo e aspettano con ansia questo momento?
Se ora aspettate che vi dia una risposta, vi sbagliate. Anche perché, non ce l’ho e forse non ce l’ha nessuno: ci sono risposte che non possono essere uniche e vanno oltre ogni possibile logica. Davanti alla sofferenza, semplicemente ci facciamo vicini a chiunque e ognuno di noi diventa prossimo degli altri.
Riflessioni di una giovane cesarina che per riservatezza ha scelto di restare anonima.