SPAZIO STORIA

La nave Da Vinci che affondò a Taranto

a cura di Alessio Peluso

Quando sentiamo nominare Leonardo da Vinci, il nostro pensiero va in automatico a quell’uomo così geniale, in grado di inventare e progettare di tutto, con una lungimiranza non replicabile. Nato ad Anchiano il 15 aprile 1452, tra sommergibili, aeroplani, automobili, ventilatori e chitarre, non c’è oggetto che non sia passato dalla sapienza del Da Vinci. Senza dimenticare “La Gioconda” o “L’Ultima Cena”, solo per citare qualcuno dei suoi meravigliosi dipinti.

Ma Leonardo Da Vinci è anche una nave portentosa varata il 14 ottobre 1911 ed entrata a far parte della Regia Marina il 17 maggio 1914, a ridosso della Prima Guerra Mondiale. Lunga 176 metri, larga 128, punta massima di 23 nodi, 3 grossi cannoni e 3 tubi per silurare, solo per citare alcune delle funzionalità a disposizione. Il motto della nave è una delle frasi celebri del genio e recita:” Non si volta chi a stella è fisso”.

Nave Da Vinci e l’improvvisa esplosione del 2 agosto 1916.

Giunta a Taranto entra nella prima divisione della prima squadra da battaglia. Il misfatto accade il 2 agosto 1916. La nave navigava nel Mar Piccolo di Taranto, quando un boato improvviso coglie tutti di sorpresa. Inizialmente l’ipotesi più accreditata è un attacco alle spalle degli austriaci, ma probabilmente non fu così.

La dinamica è simile ad altri incidenti avvenuti a causa di esplosivi, di cui si conoscevano poco le caratteristiche. Un esempio è quanto accadde alla Benedetto Brinn, nel 1915. Non mancarono le vittime: 21 ufficiali, 228 membri dell’equipaggio, oltre al capitano di vascello Galeazzo Sommi Picenardi. Sarà successivamente premiato con il riconoscimento di Medaglia d’oro al Valor di Marina.

La nave Leonardo da Vinci si capovolse e le operazioni di recupero iniziarono il 5 agosto 1919, per concludersi nel gennaio 1921. Durante le ricerche il 5 agosto 1919 avvenne il ritrovamento da parte di un palombaro del cofano con all’interno la bandiera, un po’ rovinata, ma conservabile.

Entrambi i ritrovamenti sono custoditi a Roma presso il Sacrario delle Bandiere del Vittoriano. Non si diede vita ad una possibile ricostruzione, per cui la nave fu prima eliminata dalla Regia Marina e poi demolita il 26 maggio 1923.

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