Leucasia, la Sirena di Santa Maria di Leuca
a cura di Aurora Paladini
Sebbene la scienza abbia più volte negato l’esistenza delle sirene, queste figure mitologiche hanno per secoli colorato l’immaginazione dei più, incluso il celebre scrittore greco Omero nella sua Odissea. Pochi sanno, però, che una leggenda narra di una rinomata località del Salento, Santa Maria di Leuca, deve le sue origini proprio a una sirena: Leucasia.
Questa sirena dal colore bianco si era al tempo innamorata del giovane Melisso, un pastore che aveva l’abitudine di far pascolare le sue pecore sulla costa. Tuttavia, il giovane non ricambiava perché era già molto innamorato di Aristula, e Leucasia, accecata dalla gelosia, decise di vendicarsi.
Un giorno, vedendo i due giovani insieme sugli scogli, scatenò una forte tempesta su di loro, tanto violenta da annegarli entrambi. La vendetta di Leucasia si spinse fino a separare i loro cadaveri in corrispondenza delle estremità del golfo. Una storia triste, che però si trasformò in eternità grazie alla dea Minerva, per caso testimone della tragedia.
Infatti, si narra che Punta Ristola e Punta Meliso siano state create dalla Dea per rendere immortali i corpi degli sfortunati Melisso e Aristula. A quel punto, però, il rimorso colpì anche Leucasia, che per punirsi si trasformò in pietra: così nacque Santa Maria di Leuca.
Trittico della trascendenza, ricordando la Sirena Leucasia.
Oggi, il “Trittico della trascendenza” realizzato da Mario Calcagnile ai piedi della cascata monumentale ricorda ad abitanti e turisti della leggenda della sirena Leucasia: sono infatti rappresentati la stessa Leucasia, l’Angelo del Meliso e la Nuotatrice dei due Mari. E’ uno dei punti di maggiore attrazione turistica, se pensiamo che è in prossimità dello storico Faro di Leuca, che sostituì un antica torre voluta da Federico II nel 1864.
Il faro progettato dall’ingegner Achille Rossi, si accese per la prima volta due anni più tardi. Per i più curiosi vale la pena percorrere la scalinata per giungere al cosiddetto Santuario “Finibus Terrae”, dedicato secondo la leggende alla dea Minerva. Al centro infine, si erge una maestosa croce in pietra, simbolo del momento in cui San Pietro passò in direzione Roma.