Battiato, l’Italia piange il suo maestro
a cura di Alessio Peluso
Il 18 maggio 2021 passerà agli archivi come una giornata triste per il panorama musicale italiano. La perdita di Franco Battiato scuote tutti, soprattutto per la caratura artistica che lo ha sempre contraddistinto. È complesso individuarne lo stile che varia dal pop alla musica leggera, passando per l’elettronica e la sperimentazione.
Nato il 23 marzo 1945 a Jonia, un paesino in provincia di Catania, Franco Battiato compie le prime incisioni discografiche tra il 1971 e il 1975. Da “Fetus” a “Pollution“, passando per “Juke Box” sono album noti solo ai veri appassionati; infine l’uscita del disco “L’Egitto prima delle sabbie“, al cui interno spicca una traccia rigorosamente al pianoforte, che gli vale addirittura il premio Stockhausen. Ed è proprio l’incontro con quell’illuminante compositore tedesco che avvicina Battiato ad un pop che verrà definito esoterico.
Battiato, l’Italia piange il suo maestro
In realtà Stockhausen è un autentico guru della musica elettronica e di come poterla rendere spaziale. Battiato impara la metrica, il solfeggio e approfondisce in maniera unica la grammatica musicale, che lo porta ad avvicinarsi ad uno stile sempre più sperimentale. Così “Fetus” è l’apoteosi nell’uso dei sintetizzatori analogici, abbinati alla sua spiritualità in evoluzione e all’attrazione per il mondo psichedelico che band storiche come i “Pink Floyd” avevano già lanciato; “Pollution” invece, è un tuffo nel mondo del progressive rock coadiuvato da uno stile minimalista, che lascia spazio solo alla musica e toglie fiato alle parole.
Le vendite però, come è facile intuire non decollano: la musica proposta si presta poco all’ascolto del grande pubblico, perciò la casa discografica “Ricordi” lo abbandona e l’autore entra in collaborazione con la EMI. Da lì in poi inizia la svolta con la produzione di album commerciali più aperti ed orecchiabili: nel 1979 “L’Era del cinghiale bianco”, nel 1980 “Patriots” e nel 1981 “La voce del padrone”, contenente classici entrati nel gergo comune, come “Cuccurucucù paloma”, “Centro di gravità permanente” o “Bandiera bianca”. A seguire vari album di minor successo e un grande lavoro dedito a creare opere teatrali.
Tanti i live di Battiato qui al sud, tra i quali possiamo ricordare quello del 16 novembre 2007: eravamo in 7 ragazzi di Porto Cesareo che animati dal fervore musicale per colui che definivamo “il maestro”, ci recammo al “Teatro Orfeo” di Taranto. Esibizione di spessore come era nelle sue corde, anche se l’età media dei presenti risultava abbastanza alta. L’emozione, l’impatto di quel live tra “Povera patria”, “La stagione dell’amore” o “Sentimiento nuevo” è ancora viva e rimarrà unica. Grazie Franco Battiato!