De Gregori, i 70 anni del “Principe”.
a cura di Aurora Paladini
4 aprile 2021, 70 anni di vita, quasi mezzo secolo di carriera e un Made in Italy, in un contesto diverso da quello a cui siamo abituati. Secondo Enrico Deregibus, uno dei suoi maggiori studiosi, esiste un Francesco De Gregori per ogni stagione, ognuna delle quali vive di testi che, in un certo senso, sono musica anche senza la loro base musicale.
Soprannominato il “Principe” per il suo carattere elegante e i suoi versi ricercati, non ama essere definito cantautore, sebbene ne incarni tutte le qualità. Spicca fortemente nelle sue opere la capacità di unire a testi pregni di elementi poetici, coi loro costrutti logico – sintattici inusuali, una base musicale sempre originale e complessa, dando come risultato opere uniche e inimitabili.
Debutta a soli 18 anni nei locali “Folk studio” di Trastevere, al tempo un vero incubatore di talenti musicali, ma per un suo primo vero LP bisogna aspettare il 1973 con “Alice non lo sa” a un anno dal primissimo album “Theorius Campus”, in cui accompagnava Venditti. Cresciuto artisticamente negli anni delle censure, le polemiche non tardano ad arrivare: sia la Rai che la stampa fa presto a criticare i suoi versi, giudicati “vuoti”, pieni di parole in libertà senza significato.
In realtà, in un viaggio tra realtà, sogno, quotidianità e universalità, non è facile interpretare l’arte di De Gregori senza identificare una chiave di lettura. Come da sempre nel mondo della musica, spesso ci pensano i posteri a emettere l’ardua sentenza, e per De Gregori il posto nella storia della musica italiana è assicurato. La sua creatura più famosa, “Rimmel”, rappresenta l’apice del suo percorso nella cornice del folk americano, tra ricchi arrangiamenti ed emozioni contrastanti.