Massacro delle Foibe
a cura di Paolo Galignano
La Seconda Guerra Mondiale comportò, sul finire della guerra, una sorta di guerra civile che si sviluppò in tutto il territorio nazionale italiano e anche al confine con i Balcani. Guerra civile tra fascisti e partigiani, un cruento e doloroso conflitto di confine tra patrioti e nazionalisti italiani da una parte e comunisti jugoslavi dall’altra. Il tutto al fine di rivendicare il governo.
Anche per il possesso di quella striscia di terra che era il confine con gli slavi di Tito.
Massacro delle Foibe
Questo conflitto iniziò nel settembre 1943 e terminò con i Trattati di Pace di Parigi, del 10 febbraio 1947.
I trattati assegnavano alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia.
La crudeltà di questo conflitto bellico è tristemente rappresentata dal massacro delle foibe.
Eccidi di massa, di militari e di civili, in prevalenza autoctoni della Venezia Giulia, da parte dei comunisti jugoslavi di Tito. E i corpi dei fucilati vennero gettati in queste strette e profondissime gole carsiche (chiamate “foibe”), in alcuni casi ancora vivi.
Sebbene quest’ultima modalità di esecuzione fosse solo uno dei modi con cui vennero uccise le vittime dei partigiani di Tito (la maggior parte morì nei campi di concentramento jugoslavi), le foibe divennero il simbolo del massacro. Con la legge n° 92 del 30 marzo 2004, fu istituito il Giorno del Ricordo delle Foibe.
Fu stabilito che la data fosse il 10 febbraio, in riferimento ai Trattati di Pace di Parigi del 1947. In questo giorno, si vuole «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».